
La guerra al Canada rischia di affossare l'industria automobilistica americana, la dissonanza cognitiva di Donald Trump (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
I dazi di Trump rischiano di affossare l’industria dell’auto Usa. Si tratta di una decisione ad altissimo rischio che il tycoon fa finta di non conoscere. Cosa vuole ottenere il presidente degli Stati Uniti? Negoziare con il Canada, ma a che prezzo? Trump sa benissimo il rischio che corre facendo la guerra al Canada ma pensa una cosa e poi invece fa il suo opposto. Si tratta quindi di un caso di dissonanza cognitiva che rischia di far crollare l’economia di mezzo mondo ed anche la sua. Anche perché Ford, General Motors e Stellantis ci metterebbero anni a tornare a produrre negli Stati Uniti.
Il Canada, così come il Messico, è parte integrante della produzione automobilistica nordamericana fin dagli inizi del 1900. I rapporti con i costruttori americani si sono rafforzati negli anni, tanto che Ottawa durante la grande recessione del 2008 ha contribuito insieme agli Stati Uniti di Barack Obama alla task force che ha accompagnato e fatto riemergere dalla bancarotta General Motors e Chrysler.
Nel 1904 Ford ha aperto Ford Motor of Canada in Ontario a Windsor, la città separata solo da un fiume da Detroit, la capitale dell’auto americana. Anche Chrysler scelse Windsor come sua base canadese. Ford ha impianti di assemblaggio e di motori in Canada, ed è quindi esposta ai dazi di Trump. Stellantis in Canada ha 8.845 dipendenti (dati della società al gennaio 2024) e tre impianti manifatturieri (Windsor, Brampton e Etobicoke). General Motors ha nel Paese centri ricerca, di distribuzione di componenti e di assemblaggio.
L’amministratore delegato della Ford Jim Farley, il mese scorso è stato molto chiaro: le tariffe sarebbero state “devastanti” per le case automobilistiche americane. E questi numeri confermano quanto detto da Farley: tornare a produrre tutto negli Usa è praticamente impossibile. I dazi faranno inevitabilmente alzare i prezzi. Il rischio è insomma che ad affossarsi sarà la produzione di auto negli Usa e non quella canadese come sogna il tycoon. Cosa dirà poi Trump all’operaio del Michigan che l’ha votato?