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La Luna colonia cinese? Allarme Nasa ma è Starlink che controlla lo spazio sopra di noi con migliaia di satelliti

La Luna? lasciatela perdere. La nuova corsa allo spazio si gioca per il controllo del nostro cielo.

Questa, la conclusione del The Economist che ritiene che la conquista della Luna abbia un valore simbolico ma poco pratico, non offrendo risorse immediatamente disponibili e che comunque potrebbero essere più facilmente reperibili sulla Terra.

La corsa allo spazio dei giorni nostri riguarda, secondo il settimanale inglese, le mega costellazioni di satelliti e un’ampia offerta di applicazioni e servizi satellitari da cui dipendono, e dipenderanno sempre più, tutta una serie di attività ed infrastrutture critiche.

Il tutto sarebbe stato innescato dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e “confermato”, nel corso della guerra, dalla performance di Starlink.

Starlink è la mega-costellazione di piccoli satelliti per l’accesso a internet satellitare globale in banda larga a bassa latenza dell’azienda privata statunitense SpaceX, attualmente in fase di sviluppo. L’obbiettivo, offrire servizi internet in zone geografiche non raggiunte dalla banda larga convenzionale.

Una competizione, dunque, per aggiudicarsi orbite e frequenze per controllare sì i nostri cieli ma anche l’offerta di servizi essenziali sulla Terra e che, secondo le analisi del The Economist, gli Stati Uniti starebbero vincendo a tutto campo, soprattutto grazie ad una singola azienda, SpaceX.

Dal 2019 ad oggi, SpaceX ha lanciato circa 3.500 satelliti Starlink e punta a lanciarne fino a 40 mila in totale. I suoi satelliti in orbita raggiungono quasi la metà del numero totale di satelliti attualmente attivi nello spazio extra-atmosferico. SpaceX viene definita dal settimanale di Londra una superpotenza spaziale che oggi “manda più cose in orbita di tutte le altre aziende e paesi messi insieme”.

Se Starlink è sempre stato rivolto agli utenti-consumatori, l’invasione dell’Ucraina gli ha messo a disposizione un nuovo banco di prova. All’inizio della guerra SpaceX, su richiesta del governo ucraino, ha attivato i suoi satelliti Starlink – ed inviato ulteriore tecnologia al Paese – per sostituire la rete satellitare di ViaSat, colpita da un attacco cyber, poi ricondotto alla Russia, un’ora prima dell’invasione.

Da allora, come racconta un briefing del The Economist, Starlink è stata utilizzata per comunicare, inviare filmati ed identificare obiettivi militari ed è diventata fondamentale per lo sforzo bellico ucraino, sostituendo le tipiche comunicazioni via radio tra i ranghi inferiori.

La mega-costellazione di SpaceX presenta dei punti di forza rispetto ad altri concorrenti che forniscono servizi internet via satellite per usi civili e non. Starlink offre una capacità più ampia, e questo la rende tatticamente più agevole ed accessibile, rispetto ad altri servizi satellitari che prima venivano utilizzati per comunicazioni di alto livello come tra ufficiali superiori, quartieri generali, piloti di droni, etc. Starlink consente lo scambio di informazioni in tempo reale anche oltre il raggio di copertura delle reti mobili.

Il secondo vantaggio di Starlink sono la resistenza e la resilienza. I suoi satelliti si sono dimostrati, fino ad adesso, resistenti ad attacchi cyber o tentativi di jamming perpetrati dalla Russia che, su sua stessa ammissione, ritiene la costellazione un “obiettivo militare legittimo”. Allo stesso modo, le dimensioni, molto piccole, dei satelliti Starlink, la loro produzione in serie, i bassi costi e lanci multipli e frequenti consentono sostituzioni veloci in orbita e li rendono meno vulnerabili ad attacchi missilistici antisatellite, riducendo quasi a zero le probabilità che l’intera rete possa essere abbattuta.

Gli USA, però, cercano di essere sempre un passo avanti e non trascurano l’altra faccia della medaglia di questa corsa allo spazio: la Luna.

Il 1 gennaio, Bill Nelson, amministratore della NASA dal 2021, ha dichiarato: “È un dato di fatto: siamo in una corsa allo spazio”.

Due i grandi schieramenti in campo. Il primo, formato dai paesi che partecipano al Programma Artemis della NASA e firmatari degli Artemis Accords, accordi multilaterali non vincolanti tra gli Stati Uniti ed altri partner internazionali. Il secondo, dall’asse Cina-Russia, su traino soprattutto della prima, e Stati ad essi alleati.

Ed è proprio la Cina, il competitor principale degli Stati Uniti in questa nuova corsa allo spazio. “Se la Cina riuscisse” – ha aggiunto Nelson – “ad atterrare sulla Luna prima che l’America vi facesse ritorno potrebbe accaparrarsi le risorse lunari per sé, e persino dire all’America: “Stai alla larga, siamo qui, questo è il nostro territorio””.

Si tratta di timori fondati o paranoie da superpotenze? Il pericolo che la Luna possa essere oggetto di pretese territoriali e nazionalistiche c’è ed è ulteriormente accentuato dall’assoluta inesistenza di qualsiasi tipo di regolamentazione vincolante che riguardi il nostro satellite naturale. I punti di atterraggio sulla luna sono, per ragioni fisiche e morfologiche, molto limitati. E dunque, parole come cooperazione e collaborazione sono all’ordine del giorno sulla luna, ma anche nello spazio.

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