La rivincita del posto fisso. Per Tremonti “è un valore, al contrario della mobilità”

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Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

Il posto fisso è una risorsa, la mobilità non sempre. Sembrerebbero le parole di un sindacalista, o al massimo di un vecchio impiegato della pubblica amministrazione sconcertato dalle novità introdotte da Brunetta. Invece a pronunciarle è Giulio Tremonti, ministro dell’Economia in un governo ad inclinazione non proprio statalista.

Non è la prima volta che Tremonti si esibisce in cavalcate verbali molto populiste, come quando ha lanciato l’idea di fare partecipare i lavoratori all’utile delle imprese, dimenticando che il concetto è già incluso nelle norme sui patti integrativi aziendali dell’accordo interconfederale sul costo del lavoro.

«Non credo che la mobilità di per sè sia un valore – ha detto Tremonti – penso che in strutture sociali come la nostra il posto fisso è la base su cui organizzare il tuo progetto di vita e la famiglia».  Il ministro ha poi spiegato che «la variabilità del posto di lavoro, l’incertezza, la mutabilità per alcuni sono un valore in sè, per me onestamente no».

Tremonti si è poi soffermato sui bisogni dell’economia italiana. «Credo che in Italia ci sia meno bisogno della cogestione e più bisogno della compartecipazione», ha affermato.

«La cogestione – ha spiegato Tremonti – come nascita di figure imprenditoriali miste a me sembra meno positiva mentre è più positiva l’informazione sulla gestione». Secondo il ministro «un conto è avere informazioni sulla gestione, un conto è avere la corresponsabilità in un ibrido imprenditoriale».

L’esponente del Pdl ha quindi sottolineato che «data la geografia economica italiana non credo ci sia spazio per applicare modellistica di altri paesi. Il meccanismo della compartecipazione può avere anche forme diverse: ad esempio quando hai un favore fiscale sulla detassazione degli straordinari identifichi già il nucleo di partenza di una diversa legge contrattuale».

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