La Terra si scontrò con Theia 4 miliardi di anni fa, una scheggia formò la luna, due pezzi sono nascosti 2.900 km sotto i nostri piedi: ecco perché siamo l'unico astro abitabile dell'Universo La Terra si scontrò con Theia 4 miliardi di anni fa, una scheggia formò la luna, due pezzi sono nascosti 2.900 km sotto i nostri piedi: ecco perché siamo l'unico astro abitabile dell'Universo

La Terra si scontrò con Theia 4 miliardi di anni fa, una scheggia formò la luna, due pezzi sono 2.900 sotto i piedi

Nella Terra, nel suo interno più profondo sono nascosti i resti di un’enorme collisione primordiale, avvenuta 4 miliardi di anni fa.

I resti della collisione tra la Terra primordiale e un oggetto dalle dimensioni di Marte, conosciuto con il nome di Theia, avrebbero formato due enormi blocchi dalle dimensioni di un continente localizzati nella parte più profonda del mantello terrestre.

I due blocchi misteriosi sono stati individuati dai sismologi negli anni ‘70 e si trovano uno sotto l’Africa e l’altro sotto la regione del Pacifico meridionale.

I ricercatori hanno affermato che questi blocchi, più densi del materiale che li circonda, potrebbero essere i relitti di quel cataclisma avvenuto all’inizio della storia del nostro pianeta, che una recente ricerca ha determinato possa essere avvenuto più di 4,46 miliardi di anni fa, e che si ipotizza abbia generato la Luna.

Attraverso varie simulazioni al computer su come si sarebbe verificato l’impatto primordiale, gli studiosi hanno individuato le proprietà geofisiche del materiale che probabilmente costituiva Theia e l’evoluzione del mantello terrestre. Il mantello è il più ampio degli strati che compongono la struttura interna del nostro pianeta, con uno spessore di circa 2.900 km.

La ricerca suggerisce che la maggior parte di Theia sia stata assorbita dalla Terra dopo l’impatto e che questa collisione abbia formato i blob. I pezzi di Theia potrebbero essere rimasti all’interno della Terra, sprofondando in una posizione appena al di sopra del nucleo sferico di ferro e nichel del nostro pianeta. I detriti residui, invece, avrebbero formato la Luna.

Il geofisico del Caltech Qian Yuan, autore principale dello studio pubblicato sulla rivista Nature, ha dichiarato che il fondo di questi blocchi si trova a 2.900 chilometri sotto i nostri piedi e che essi rappresentano circa il 2% della massa della Terra. I blob sono enormi, ciascuno di essi infatti ha una massa doppia rispetto a quella dell’intera Luna.

Sono stati rilevati dai sismologi perché le onde sismiche viaggiano più lentamente all’interno di queste due regioni rispetto al mantello circostante.

Le immagini sismiche dell’interno della Terra hanno infatti rivelato due anomalie di dimensioni continentali con basse velocità sismiche, note come large low-velocity provinces (LLVPs), nel mantello più basso. Le LLVPs sono spesso interpretate come eterogeneità intrinsecamente dense e compositamente distinte dal mantello circostante.

Possono rappresentare reliquie sepolte di materiale del mantello di Theia che si è conservato nel mantello della proto-Terra dopo l’impatto gigante che ha formato la Luna. Le simulazioni dell’impatto primordiale mostrano che una frazione del mantello di Theia potrebbe essere stata rilasciata nel mantello solido inferiore della proto-Terra.

Se le conclusioni dello studio fossero corrette, questi blcchi rappresenterebbero una prova, rinvenuta proprio qui sulla Terra, dell’ipotizzata collisione primordiale che avrebbe portato alla formazione della Luna.

La maggiore densità dei blocchi potrebbe derivare dall’alto livello di ferro che contengono, così come le rocce lunari, il che avrebbe senso se fossero costituiti dallo stesso materiale di origine di Theia.

Ad oggi la Terra rimane ancora l’unico pianeta abitabile confermato e non sappiamo perché.  La grande collisione ha probabilmente stabilito le condizioni iniziali dell’evoluzione della Terra. Studiarne le conseguenze può aiutare la scienza a capire perché la Terra è diversa dagli altri pianeti rocciosi e una maggiore comprensione dell’impatto potrebbe fornire indicazioni sull’evoluzione della Terra e di questi pianeti nel nostro sistema solare e oltre.

 

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