Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate possono sfruttare i social come ricco territorio di caccia dove stanare l’evasore.
Nel nostro Paese non esiste una legge specifica che vieti all’Agenzia delle Entrate di monitorare i social media per scoprire potenziali evasori fiscali. A oggi, però il controllo dei social network e di tutte le cosiddette fonti aperte (informazioni che, per volontà del soggetto interessato, diventano liberamente accessibili al pubblico) si sfrutta quasi esclusivamente come strumento di supporto alle indagini già avviate. Presto però, grazie allo sviluppo dell’intelligenza artificiale e del big data, l’analisi dei social potrebbe diventare uno dei metodi principali per raccogliere prove di evasione fiscale.
Già da tempo, in altri Paesi sono state introdotte delle norme specifiche che permettono l’uso di queste tecnologie per scansionare automaticamente i social media alla ricerca di forti dissonanze fra redditi dichiarati e stile di vita presentato online. Per esempio: Tizio si dichiara nullatenente, ma posta foto e video di vacanze a Miami e Dubai, di giri in macchinoni sportivi, con costosi orologi sul polso e vestiti firmati addosso.
Di fronte a immagini del genere, l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza potrebbero giustamente insospettirsi. E, visto che monitorare uno a uno tutti gli utenti presenti sui social potrebbe essere un tantino complicato, si lasca fare agli algoritmi. Incrociando dati e riconoscendo le possibili contraddizioni, gli elaboratori AI sapranno di certo scovare chi non paga tutte le proprie tasse.
Negli ultimi giorni, si è spesso parlato di un fisco impegnato in particolare a monitorare i profili di influencer, blogger e content creator. Ovvero di contribuenti che dovrebbero raggiungere redditi importanti grazie alle loro attività online. I post e le attività sui social media possono in certi casi fornire utilissimi indizi sul loro stili di vita e sui veri guadagni.
La stessa Agenzia delle Entrate, già parecchio tempo fa, ovvero con la circolare n.16/E/2016, ha ammesso che la Guardia di Finanza ha la possibilità di attingere da dati provenienti da banche dati ma anche ad altre fonti, comprese quelle aperte, come appunto i social. La circolare citata fornisce preziose indicazioni sui metodi di controllo ma anche sulle nuove strategie adottate dal fisco per individuare e contrastare gli evasori. Il tutto non per puro accanimento repressivo, ma con il chiaro obiettivo di recuperare risorse importanti per il sistema economico e sociale italiano.
In tal senso, sembra che l’evasore, bravissimo a nascondersi nella vita reale, non sappia resistere alla tentazione di sfoggiare il proprio benessere sui social. Ed è così che l’Agenzia delle Entrate, spulciando stories, video e post, può essere in grado di desumere eventuali incongruenze tra tenore di vita e redditi dichiarati.
L’inasprimento dei controlli su content creator e influencer apre dunque a una nuova metodologia di indagini anche in Italia. Non saranno soltanto coloro che guadagnano attraverso i click, con il peer-to-peer o con le sponsorizzazioni online a essere controllati. Come già succede in Francia, dove qualche anno fa è arrivato il via libera al fisco all’uso di algoritmi e big data per scansionare in maniera automatica e pressoché costante i social alla ricerca di evasori, anche da noi la Guardia di Finanza e l’AdE potrebbero sfruttare sempre di più l’intelligenza artificiale per scoprire i reati fiscali dei furbetti…
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