La misura, nata per sostituire l’RdC, non è ancora riuscita a far tutto ciò che aveva promesso: il sussidio dimostra scarsa efficacia.
SFL sta per Supporto formazione e lavoro, il sussidio da 350 euro al mese concesso a coloro che nel 2023 hanno perso il Reddito di cittadinanza e non hanno potuto chiedere l’assegno di inclusione (destinato a famiglie con minori od over 60). La misura di attivazione al lavoro istituita dal decreto Lavoro del maggio 2023 (convertito con modificazioni dalla legge 3 luglio 2023, n. 85) rivela numerosi aspetti interessanti dal punto di vista programmatico. Alla base c’è un patto fra Stato e persone a rischio di esclusione sociale e lavorativa: in cambio di un sussidio economico da percepire ogni mese per un anno, il beneficiario si impegna a frequentare corsi professionali e a dare la propria disponibilità per lavorare.
Eppure, la misura non ha ottenuto il successo sperato: non soddisfa pienamente il Governo e non sembra del tutto gradito nemmeno ai beneficiari. Ma cosa c’è che non va nel Supporto per la formazione e il lavoro? Al di là delle solite critiche sui troppi paletti burocratici che rendono complicato l’accesso alla misura, a un anno di distanza dalla sua introduzione, l’SFL ha già dimostrato poca efficacia. Nel senso che non sembra in grado di aiutare concretamente chi è senza occupazione a tirare avanti. E non appare neanche utile nell’offrire vere possibilità di reinserimento nel mondo del lavoro.
Il problema sta proprio lì: i programmi di formazione e riqualificazione latitano. O magari ci sono già, anche se, a oggi, non sembrano sufficientemente efficaci. Non appaiono infatti in grado di preparare i beneficiari a un nuovo lavoro, non riescono a creare profili utili al mercato, non trasformano chi è senza occupazione in un lavoratore salariato ed economicamente indipendente.
La decisione di sostituire il Reddito di cittadinanza con l’SFL ha da subito suscitato varie preoccupazioni, di tipo sociale ed economico: chi dipendeva da quel sussidio per il sostentamento quotidiano è rimasto sostanzialmente a secco. Inoltre, il nuovo sussidio è stato costruito per poter aiutare in modo adeguato tutte le categorie di persone in difficoltà. Moltissimi contribuenti identificabili come soggetti vulnerabili non possono godere nemmeno dei 350 euro. Perché, per accedere all’SFL, serve un ISEE familiare non superiore a 6.000 euro annui. Tradotto: bisogna essere assai poveri.
SFL: poche luci e troppe ombre per un sussidio di scarsa efficacia
Il Governo voleva trasformare in pochi mesi tutti gli ex percettori dell’RdC “occupabili” in soggetti “work ready”. Ma coloro che hanno aderito al piano di formazione non sembrano aver già maturato la caratteristica inseguita dalla misura. Non si sa nulla politiche attive effettivamente messe in atto e non ci sono dati disponibili sui contratti di lavoro attivati grazie al percorso.
Il progetto iniziale non era così male: aveva senso proporre un’indennità economica solo per beneficiari disposti a svolgere formazione o attività di ricerca del lavoro. Di fatti, con il SFL le attività effettivamente svolte vanno rendicontate dall’operatore (cioè dalle agenzie per il lavoro o dall’ente formativo) che ha preso in carico il beneficiario della misura. E solo in base alla rendicontazione l’INPS può liquidare l’assegno.
Ma la piattaforma SIISL (Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa) che dovrebbe presentare ai percettori offerte formative e contatti con gli imprenditori disposti ad assumere non è ancora a regime. C’è anche preoccupazione riguardo agli annunci che saranno pubblicati su di essa. Già in passato, in contesti simili, c’è chi se n’è approfittato proponendo contratti irregolari o discriminatori.
I dati a disposizione mettono in luce un fallimento. Il rapporto dell’Osservatorio INPS conferma quanto prospettato: il numero dei beneficiari di AdI e SFL a maggio 2024 si è quasi dimezzato rispetto a quello del reddito e della pensione di cittadinanza. A maggio 2024 1,5 milioni di beneficiari hanno ottenuto l’AdI e poco più di 50.000 “occupabili” hanno avuto i 350 euro dell’SFL. Mentre a luglio 2023 l’RdC arrivava a più di 2 milioni di beneficiari. Qualcuno è rimasto fuori…
Magari i tanti fra gli aventi diritto non lo hanno ottenuto proprio perché non lo hanno richiesto. Forse il nuovo aiuto risulta sgradito per il rimando prima alla formazione e poi al lavoro? Che cosa è mancato finora? La buona volontà (e lo spirito di adattamento) degli occupabili o le buone intenzioni del Governo?