ROMA – Si fa sempre piu' profonda la frattura tra le piccole imprese e le grandi al tavolo della riforma del mercato del lavoro. ''Il governo studi i dati del paese reale – e' il 'consiglio' di Rete Imprese Italia al ministro del Welfare Elsa Fornero in attesa del nuovo incontro – il rischio e' quello di una foto datata che serve solo ad alcuni''.
Al tavolo le Pmi guidate dal presidente di turno Marco Venturi, hanno presentato un documento separato dal resto della compagine datoriale (Confindustria, Alleanza coop, Ania, Abi).
In una conferenza stampa per fare il punto sulla trattativa, le distanze delle esigenze tra Pmi e con grandi imprese esplodono. ''Basta poker al buio, finora si e' perso tempo, vogliamo conoscere il progetto complessivo e avere chiarezza sui numeri'' dice Giorgio Guerrini, presidente Confartigianato. Numeri alla mano, Rete Imprese (2,5 milioni di imprese; 10,8 milioni di occupati) parte all'attacco delle grandi aziende, quelle che finora ''hanno preso di piu' e versato di meno''. E' ora di mettere sul tavolo ''quante risorse e soprattutto chi le paga – dice Venturi – inaccettabile allargare la flessibilita' per le imprese piu' grandi scaricando i costi sulle Pmi''. A Fornero le Pmi chiedono di ''indicare con chiarezza quantita' e modalita' di utilizzo delle risorse nei vari settori''. Loro intanto esibiscono tabelle di dati Inail e Inps in base alle quali emerge ''un quadro sbilanciato e sconcertante'', dice Guerrini, e serve riequilibrio. Noi siamo quelli che non chiedono i soldi al Paese per risolvere i propri problemi''.
L'irritazione e' palpabile. Nella contribuzione Inail, terziario e artigianato evidenziano un avanzo rispettivamente di 9 e 10 miliardi, mentre per quanto riguarda la cassa integrazione (compresa quella in deroga), le stesse tabelle dicono che per il 75% e' utilizzata dall'industria, per il 15% commercio e artigianato insieme.
Insomma, al tavolo della riforma i 'piccoli' vogliono vederci chiaro, sugli ammortizzatori dicono no a uno strumento unico per tutti i comparti, ''soprattutto a pagare di piu' di quanto gia' versiamo'' puntualizza Malavasi, presidente Cna. ''Differenze di comportamento tra noi e le grandi imprese ci sono, il 51% delle Pmi non ha licenziato negli anni della crisi''.
Nessun ostruzionismo: Rete Imprese e' ''favorevole a una buona riforma del lavoro, ma e' buona se crea nuova occupazione. Il problema e' la definizione del progetto contestiamo il metodo approccio – osserva il direttore generale Confcommercio Francesco Rivolta – Non c'e una disattenzione del governo, piuttosto poca preparazione''.
E mentre Rete Imprese ribadisce l'allarme credit crunch, nonostante la moratoria sui debiti, i nuovi prestiti Bce e accordi vari, un po' di ossigeno arriva da un accordo tra Cdp e Abi che mettono sul piatto 10 miliardi di nuove risorse da destinare alle Pmi. L'accordo prevede 8 miliardi per l'accesso al credito delle Pmi e 2 miliardi di finanziamenti sulle operazioni di cessione 'pro soluto' di crediti della P.a. esclusi quelli sanitari.