Lavoro, boom di dimissioni volontarie. Nei primi nove mesi si sono dimessi 1,6 milioni di italiani. Crescita annua del 22% rispetto allo stesso periodo del 2021. È la quota più alta tra le cause di cessazione, dopo i contratti a termine.
È quanto emerge dalla nota trimestrale del Ministero del Lavoro. Le ipotesi sulle cause che spingono i lavoratori ad abbandonare il proprio posto di lavoro sono molteplici. Un dato certo: tra i dimessi la maggioranza è composta da uomini. E il trend si è consolidato al termine dei lockdown.
LA PANDEMIA HA CAMBIATO LE PRIORITÀ DEI LAVORATORI
Oggi i lavoratori chiedono alla propria azienda un piano di welfare più attento alla salute, alla alimentazione, al bilanciamento vita- lavoro e al sostegno economico necessario per rispondere alle nuove necessità. Ma anche le aziende hanno cambiato l’approccio al tema del welfare considerato uno degli strumenti più validi per attrarre nuovi talenti e trattenere quelli già a libro paga. Lo ha evidenziato la ricerca condotta da Nomisma per l’Osservatorio Cirfood alla luce delle conseguenze del Covid-19 e dello scenario attuale della società che mette in luce i nuovi bisogni in tema di welfare e la capacità delle aziende di rispondere a tali necessità.
SALARI TROPPO BASSI
Troppi lavoratori hanno contratti precari e sottopagati. I salari sono bassi se i contratti non vengono applicati, se c’è sfruttamento, se non c’è sicurezza, come dicono i sindacati. Che fare allora? Crescere il netto in busta paga per ridare fiato ai consumi e progetti. Ma come? La via maestra è il taglio del cuneo fiscale che finora non ha soddisfatto nessuno o quasi.
SETTE MILIONI ATTENDONO IL RINNOVO DEI CONTRATTI
Pierpaolo Bombardieri leader UIL è tranciante:” Il taglio del cuneo fiscale vada a beneficio di lavoratori e pensionati o il Paese non riparte . Sono oltre 7 milioni le lavoratrici e i lavoratori che attendono il rinnovo dei loro contratti e in alcuni casi anche da molti anni”.
IL GOVERNO SI MUOVA
Lo chiedono con insistenza tutti i sindacati. Dicono:” Il governo potrebbe anche intervenire per esercitare una moral suassion nei confronti delle associazioni datoriali più riottose alla firma dei rinnovi contrattuali. È un interesse economico collettivo che queste vicende si concludano positivamente.