Una pensione che prescinde dai requisiti anagrafici: esiste davvero, e l’INPS ha recentemente spiegato chi può goderne subito.
Nella sua storia il sistema pensionistico italiano si è più volte riformato modificando i criteri per l’accesso alla pensione. Oltre ai requisiti anagrafici, anche i quelli contributivi hanno sempre avuto un ruolo importante. Dalla fine degli anni ’60 al 1991 le pensioni seguivano principalmente il sistema retributivo: il pensionato, raggiunta una certa età, otteneva una pensione calcolata in base al suo stipendio massimo.
Dopo il 1992, lo Stato ha provato ad abbandonare la logica retributiva per avvicinarsi sempre di più al sistema contributivo. Poi, negli anni, con l’innalzamento dell’aspettativa di vita, con il rallentamento della crescita economica del Paese e con l’evidente crisi insita nella sostenibilità del sistema previdenziale, il requisito anagrafico per l’accesso alla pensione si è fatto via via più alto.
Nel 2012, con la Legge Fornero, i requisiti di accesso alla pensione si sono alzati a 66 anni per gli uomini (dipendenti e autonomi) e per le lavoratrici del pubblico impiego. Per le lavoratrici dipendenti del settore privato il limite era a 62 anni, mentre per le lavoratrici autonome e parasubordinate l’età pensionabile arrivava a 63 anni e 6 mesi.
Nel 2023 il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia è salito a 67 anni. Per la pensione anticipata l’età minima per l’uscita è arrivata ai 64 anni. E nei prossimi anni il limite anagrafico continuerà a innalzarsi, per adeguarsi agli incrementi della speranza di vita e per rendere più sostenibile l’esborso di risorse da parte dello Stato. Eppure l’INPS parla di una pensione che prescinde dall’età, cioè raggiungibile senza rispetto del requisito anagrafico.
In determinati casi è davvero possibile accedere alla pensione indipendentemente dalla propria età. Non tutti quindi hanno diritto a sfruttare questa possibilità offerta dall’INPS. Si tratta ovviamente di un canale di uscita speciale, dedicato a una categoria considerata fragile o da supportare con misure ad hoc. Per la normativa vigente possono andare in pensione a prescindere dall’età i lavoratori precoci.
Il requisito fondamentale è che abbiano maturato 41 anni di contributi, di cui un anno almeno dev’essere stato versato prima del compimento dei 19 anni. Ma non è tutto, ovviamente. Il lavoratore precoce deve anche rientrare in una particolare categoria. Dev’essere un disoccupato, ad esempio.
In alternativa, deve essere un lavoratore con riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74% o un cargiver (qualcuno che assiste e convive da almeno sei mesi con un coniuge o un parente non autosufficiente). Possono godere di questa pensione anticipata che prescinde dall’età anche i lavoratori precoci che svolgono lavori usuranti o gravosi.
L’INPS ha precisato però che questi ultimi devono aver svolto un’attività gravosa per almeno sette anni negli ultimi dieci anni di lavoro. Cioè per almeno sei anni negli ultimi sette anni di attività. Rientrano nella fattispecie gli operai dell’industria estrattiva, del settore siderurgico, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici, ma pure i conduttori di gru, i macchinisti e gli addetti alla perforazione.
Possono poi considerarsi gravosi i lavori connessi alla conduzione di convogli ferroviari. Godono del privilegio anche il personale viaggianti, i piloti di mezzi pesanti, le infermiere e le ostetriche. E ancora: conciatori di pelli, addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza, insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido, facchini, personale addetto ai servizi di pulizia, pescatori, agricoltori e allevatori, operatori ecologici
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