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Lavoro: indennizzo graduale, ai disoccupati fino a 1.300 €, solo 3 contratti

di Maria Elena Perrero |21 Settembre 2014 15:08

Lavoro: indennizzo graduale, solo 3 contratti e fino a 1.300 € per disoccupati

ROMA – Lo stipendio di un mese, tutt’al più due, per ogni anno di lavoro, fino ad un massimo di 24 mesi: questo dovrebbe essere l’indennizzo proposto dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al posto del reintegro per i lavoratori dipendenti che resteranno esclusi dalla tutela dell’articolo 18, ovvero tutti i lavoratori che verranno assunti dopo l’entrata in vigore del Jobs Act e che non potranno dimostrare di essere stati licenziati per motivi discriminatori.

Oltre all’addio all’articolo 18 e alla cassa integrazione (sia straordinaria sia in deroga) la riforma del lavoro targata Renzi-Poletti prevede la riduzione delle attuali tipologie di contratto da 46 a 3: contratto a tempo indeterminato, contratto a tempo determinato e partita Iva, con la fine dei co.co.pro. Resterà la cassa integrazione ordinaria, ma verrà riformata anche questa.

L’assegno di disoccupazione verrà esteso a tutti coloro che vengono licenziati, e sarà finanziato (secondo la Legge di Stabilità) con almeno 2 miliardi.

L’assegno Aspi e mini-Aspi introdotto dall’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero durerà al massimo sei mesi per i lavoratori atipici e non oltre due anni per i lavoratori dipendenti (attualmente, invece, l’Aspi è dura otto mesi per chi ha meno di 50 anni, dodici mesi per chi ha tra i 50 e i 55 anni e quattordici mesi per chi ha più di 55 anni).

Michele Di Branco sul Messaggero spiega quali saranno i requisiti richiesti:

“sarà sufficiente aver lavorato almeno tre mesi mentre adesso per l’Aspi occorrono 52 settimane di “bollini” e per la mini-Aspi (ex requisiti ridotti) 13 settimane lavorative nei dodici mesi prima di perdere il lavoro. Tre, l’importo: finora è il 75% della retribuzione ma con un massimo di 1.180 euro, si conta di farla arrivare attorno ai 1.300 euro mensili nei primi mesi ma scendendo fino a 700 euro con una diminuzione del 15% al passaggio da un semestre all’altro. Nei progetti del governo c’è anche la volontà di introdurre meccanismi premiali per le aziende che non licenziano.

“In questa logica, rientra anche il piano di riformare il meccanismo della cassa integrazione. Per quella ordinaria, destinata a sopravvivere, è prevista una riforma che penalizza le aziende che vi fanno ricorso attraverso un aggravio dei contributi che gravano sulle aziende. E questo perché prima di arrivare alla cassa integrazione, si vuole spingere le imprese a ridurre l’orario di lavoro, attraverso i contratti di solidarietà”.

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