Cala il Pil tedesco ma non gli occupati. L’Italia “licenzia” i giovani

ROMA – La Germania va verso la recessione, condividendo, nonostante il peso e la forza della sua economia, un destino comune a tutta l’Eurozona. Un dato, però, non coincide se confrontato per esempio con l’esperienza italiana: da noi l’andamento lento del Pil significa più disoccupazione, in Germania, a condizioni simili, il numero degli occupati resta stabile. Una apparente contraddizione che, secondo l’economista Lucrezia Reichlin, confuta la certezza che nel nostro paese sia difficile licenziare o che, comunque, sia ancora troppo rigida la flessibilità in uscita. Se così fosse, constata la Reichlin sulle pagine del Corriere della Sera, ciò “si rifletterebbe in una minore volatilità ciclica dell’occupazione”. Sull’occupazione

In realtà in Italia si licenzia eccome ma a pagarne lo scotto sono in larga misura i giovani: si ripropone, quindi, il confronto sbilanciato tra gli under 30 “scoraggiati” e senza tutele e i senior iper-garantiti. Il modello tedesco realizza un maggior livello di coesione sociale che, da almeno un decennio, garantisce più sicurezza del lavoro in cambio di flessibilità sulle ore lavorate. E’ del tutto evidente che se la produzione rallenta e l’occupazione resta stabile vuol dire che gli addetti rinunciano a qualche ora lavorativa (con conseguente decurtazione salariale) in cambio del mantenimento del posto di lavoro.

Insomma il vecchio slogan “lavorare meno lavorare tutti” funziona se a minore produttività (meno ore) corrisponde un salario inferiore. “Lavorare meno lavorare tutti” senza pagarne un prezzo sarebbe esiziale per qualsiasi economia, anche quella tedesca. La quale, tuttavia, vive un momento no come tutti in Europa: attualmente si stima una crescita annuale per il 2012 inferiore al mezzo punto percentuale, molto al disotto del 2010 e 2011. La doccia fredda è arrivata per tutti a dicembre: recessione (crescita negativa) è diventata parola corrente in Europa, la revisione delle stime è il corollario inevitabile della austerità fiscale e della crisi dei debiti sovrani e della liquidità delle banche.

Lucrezia Reichlin invita a cogliere in questa prospettiva fosca per tutti, un’opportunità per Mario Monti nella delicata gestione dei rapporti con l’ingombrante partner tedesco. I conti vanno male anche in Germania, il governo Merkel potrebbe essere indotto più facilmente a trovare interesse in una soluzione rapida della crisi, “anche se questo implicasse per Berlino un costo nel breve periodo”. Insomma su eurobond e messa a punto veloce del fondo salva stati il duo Monti_Sarkozy potrebbe riscuotere qualche sì incoraggiante rispetto ai troppi “nein” ricevuti fino ad ora.

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