Lavoro: sommerso record a 540 mld. 6 mln i doppiolavoristi

ROMA – L'economia sommersa nel 2011 ha raggiunto un valore record, pari a 540 miliardi di euro, in rialzo rispetto ai 529,5 miliardi dell'anno precedente. E la fetta piu' grande, equivalente al 53%, e' rappresentata dal lavoro, che nel 2010 ha gia' generato un 'nero' da 280 miliardi di euro. E' questa la fotografia scattata dall'Eurispes, in un rapporto condotto con l'Istituto Pio V.

I DOPPIOLAVORISTI. Basti pensare che, secondo il dossier dal titolo 'L'Italia in nero', nella Penisola ormai oltre un lavoratore dipendente su tre e' doppiolavorista. L'Eurispes ipotizza, infatti, che almeno il 35% dei dipendenti abbia due impieghi, semplicemente perche' con uno non riesce a far quadrare i conti e arrivare alla fine del mese. Si tratta di un esercito di sei milioni di persone con il piede in due staffe e che, ''lavorando per circa quattro ore al giorno per 250 giorni, produce annualmente un sommerso di oltre 90 miliardi di euro''. Sempre sul fronte lavoro sommerso, l'Eurispes fa notare come su un totale di 16,5 milioni pensionati, circa 4,5 milioni abbiano un'eta' compresa tra 40 e 64 anni. E per circa un terzo di loro, si legge nello studio, e' ''plausibile'' pensare a un'occupazione in nero.

QUASI META' ITALIANI SOTTO SOGLIA 15 MILA EURO DI REDDITO. L'esistenza di una vasta area d'ombra e' d'altra parte comprovata dal fatto che nel Paese ''poco meno della meta' dei contribuenti-persone fisiche (20,3 milioni, 49,1% del totale) – ricorda l'Istituto di ricerche – ha dichiarato nel 2010 (anno d'imposta 2009) un reddito complessivo inferiore a 15.000 euro (1.250 euro su base mensile)''. Mentre, secondo le elaborazioni dell'Eurispes su dati del ministero dell'Economia e delle Finanze, solo lo 0,9% ha dichiarato piu' di 100.000 euro.

AL SUD LO SPREAD PIU' ALTO TRA RICCHEZZA REALE E DICHIARATA. Insomma c'e' un'evidente differenza tra entrate e uscite familiari, che rileva la presenza di un 'tesoretto' coperto, in assenza di cui anche le spese di normale amministrazione ''risulterebbero pressoche' insostenibili''. C'e', quindi, un differenziale, uno spread, tra la ricchezza dichiarata (Pil pro capite e reddito disponibile della famiglie) e benessere reale (stimato in base a 13 variabili di contesto socio-economico) che fa registrare i livelli minimi nel Nord Italia, in particolare nelle province di Milano e Aosta, dove si rileva cosi' una minore incidenza del sommerso sul sistema economico locale. Al contrario lo spread sale scendendo verso Sud e tocca il picco a Catania (seguita da Ragusa, Sassari, Brindisi, Agrigento e Benevento).

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