ROMA – I risparmiatori pagheranno 20 euro ogni 10.000 messi da parte in un conto di deposito bancario o postale o su un certificato di deposito.
Dal 2012, dopo il decreto “Salva-Italia” del governo Monti, chi aveva soldi da parte in banca o alla posta pagava un’imposta di 15 euro, ovvero dell’1,5 per mille.
Ora il Governo Letta vuole aumentare quell’imposta dal 1,5 al 2 per mille: ogni mille euro depositati i risparmiatori italiani ne pagheranno 2, ogni diecimila 20, ogni centomila 200.
Spiega il Sole 24 Ore in cosa consiste questa mini-patrimoniale che, però, non riguarda i conti correnti:
“Si scrive imposta di bollo su comunicazioni relative a prodotti finanziari, si legge bollo sugli estratti conto che riguarda però anche i depositi bancari e postali (i cosiddetti conti deposito), anche se rappresentati da certificati. Nei contratti con durata prolungata nel tempo, infatti, il cliente ha diritto a ottenere dalla banca almeno una volta all’anno una comunicazione analitica con una dettagliata informazione sullo svolgimento del rapporto o dell’andamento del deposito titoli. All’interno ci sono l’estratto conto, il saldo, un quadro aggiornato delle condizioni economiche applicate.
Finora il bollo applicato è dell’1,5 per mille. La legge di stabilità punta a portare la mini-patrimoniale introdotta dal Governo Monti al 2 per mille. Attenzione non subiranno rincari di imposta i conti correnti ma soltanto i depositi finanziari. Mentre non è stato previsto un aumento della tassazione delle rendite finanziarie”.
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