Legge di Stabilità, chi paga di più: pensioni, statali, seconde case, risparmio

Legge di Stabilità, chi paga di più: pensioni, statali, seconde case, risparmio
Legge di Stabilità, chi paga di più: pensioni, statali, seconde case, risparmio

ROMA – Legge di Stabilità, chi paga di più: pensioni, statali, seconde case, risparmio. Attraverso una immersione più ragionata nel disegno di legge di Stabilità, e sapendo che in Parlamento può essere sempre modificata, è possibile tracciare un quadro più esauriente per capire chi, con l’ultima manovra del governo Letta, ci ha rimesso di più.

Con l’aiuto del dossier pubblicato sul Corriere della Sera del 22 ottobre, vediamo quali saranno gli effetti categoria per categoria, dove la ricaduta economica sarà più incisiva. I numeri dicono che pensionati e statali sono fra i più colpiti. Ci rimettono gli incapienti perché sui redditi bassi non si applicano detrazioni o deduzioni fiscali. Ci rimettono sicuramente i proprietari di seconde case, ci rimettono i risparmiatori attraverso la mini-patrimoniale sui profitti da investimenti.

Pensionati. Nel 2014 non ci sarà rivalutazione rispetto all’inflazione per i redditi da pensione superiori a 6 volte il minimo (circa 3.000 euro al mese). Ci sarà invece rivalutazione piena per i trattamenti Inps fino a tre volte al minimo. Per gli importi tra tre e 5 volte il minimo (tra i 1.500 e i 2.500 euro al mese, ndr) ci sarà una rivalutazione pari al 90% rispetto all’inflazione. Per quelle superiori a 5 ma inferiori a 6 volte il minimo la rivalutazione sarà al 50%. Oltre 6 volte il minimo nessuna rivalutazione. Nel 2016, fra tre anni, la decurtazione rispetto alle norme ante riforma 2011 sarà di almeno il 5% del reddito annuale derivante da pensione. Le penalità con le nuove regole di rivalutazione aumentano per i trattamenti previdenziali più elevati. C’è poi, per le pensioni cosiddette d’oro, il ripristino, nonostante i reiterati divieti della Corte Costituzionale, del contributo di solidarietà: il tetto oltre il quale si pagherà un contributo del 5 per cento sale a 150 mila euro, quello sul quale si avrà un contributo del 10 per cento sale a 200 mila mentre sulla quota che eccede i 250 mila euro si pagherà il 15 per cento. Per costoro (3500 su 16 milioni) non ci sarà il beneficio della detrazione Irpef per i lavoratori dipendenti.

Statali. Il prolungamento della “vacanza contrattuale” fino al 2017, cioè il congelamento dei rinnovi contrattuali e dei trattamenti individuali nel pubblico impiego, è la fotografia del sacrificio imposto ai dipendenti statali, che in 5 anni hanno subito un taglio reale degli stipendi del 10,5%. Prendiamo un impiegato ministeriale medio: guadagna poco meno di 27500 euro lordi, ha perso nel bienni 2000/2012 2 mila euro per mancati aumenti, 411 euro nel 2013, rinuncerà ad altri 411 nel 2014. Fanno 2879 euro, suscettibili di raggiungere 4003 euro se lo stop 2015/2016 fosse confermato. Più si scalano le gerarchie lavorative, più il conto si fa salato: quasi 9 mila euro per un dirigente di seconda fascia, 19 mila per un dirigente top. I professori universitari perdono tra i 4500 e 9500 euro. I medici del SSN rinunciano a 7500 euro. La media finale nel pubblico impiego esprime una decurtazione effettiva del 10,5% che salirà al 14,6% se i contratti non riprenderanno a camminare prima del 2017.

Seconde case. Se l’Imu prima casa è stata abolita quasi del tutto (resta per quelle di lusso) lo si deve anche, soprattutto, alla reintroduzione a sorpresa dell’Irpef fondiaria al 50% sugli immobili diversi dall’abitazione principale decisa nella legge di Stabilità. La stangata sulla seconda casa, praticamente, raddoppia l’Irpef. Viene calcolata così: si divide a metà la rendita catastale, se la casa è a disposizione di un congiunto si aggiunge un 5% al risultato, se è sfitta e a disposizione si aggiunge invece un altro 33%. Considerando i nuovi prelievi sui servizi indivisi da pagare al Comune, Imu e Irpef fondiaria, il Corriere della Sera stima che lo stesso appartamento che vale 1000 euro di rendita catastale paga al massimo 168 euro al Comune se è prima casa, ne paga addirittura 1949 se è seconda casa.

Risparmio. Inclusa nella Legge di Stabilità c’è una mini-patrimoniale sui risparmi, con l’aumento dal 1 gennaio dell’aliquota sugli interessi su depositi e obbligazioni (salirà dal 20 al 22%), insieme all’aumento dell’imposta di bollo sulle comunicazioni relative a prodotti finanziari.

Con un patrimonio investito di 50 mila euro, nel triennio 2012-2014 si saranno pagati, rispettivamente, 50 euro nel 2012 (quando la tassa era pari all’1 per mille), 75 euro nel 2013 (aliquota all’1,5 per mille) e 100 euro l’anno prossimo, se, appunto, l’imposta salirà al 2 per mille. Va ricordato però che la tassa, applicata a conti di deposito, azioni, Btp, obbligazioni, fondi comuni e così via, ha un minimo non valicabile di 34,2 euro. Questo significa che, con l’aliquota al 2 per mille, fino a 17 mila euro (la soglia di invarianza della nuova percentuale) i risparmiatori pagano un conto ben più alto. (Giuditta Marvelli, Corriere della Sera)

 

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