ROMA – Legge di stabilità. Una pioggia di tasse: ti danno 100, se ne prendono 500. La legge di Stabilità che il Governo sta per licenziare ha l’obiettivo di rimodulare la fiscalità generale in modo da alleggerire il cuneo fiscale sui redditi da lavoro (cioè restituire un po’ di soldi in busta paga) e spostare la tassazione su quelli da capitale. In concreto, stando alle bozze circolate, l’operazione si risolve in una pioggia di nuove tasse per cui a un lavoratore dipendente, diciamo sotto i 50 mila euro, si restituiscono una media di 100 euro in cambio di un prelievo di 500.
Cuneo fiscale (ti danno 100). Per un reddito lordo di 22 mila euro, ad esempio, l’aumento delle detrazioni è stimato (fonte Corriere della Sera) prudenzialmente in 98 euro, l’ipotesi più generosa prevede il doppio. Tra i 9 mila euro di reddito e i 50 mila, e tra le stime più prudenti e quelle più generose, in media si ricava un aumento della disponibilità in busta paga di 100 euro.
Ti prendono 500. Se prendiamo tutti i provvedimenti di inasprimento della tassazione per consentire la riduzione del cuneo fiscale, ci si accorge che le nuove tasse tutte insieme realizzano un prelievo 5 volte più oneroso. Ci sono tre nuove tasse sugli immobili o comunque legati alla rendita della casa (Trise, servizi vari, che si compone di Tari, rifiuti, e Tasi, illuminazione ecc.) la cui somma vale più dell’Imu dell’anno scorso poi cancellata sulla prima casa.
Poi c’è la conferma del blocco dell’indicizzazione per gli assegni pensionistici oltre i 1500 euro (tra 2500 e 3000 euro la rivalutazione si ferma al 50%). Quindi una mini-patrimoniale sui risparmi, con l’aumento dal 1 gennaio dell’aliquota sugli interessi su depositi e obbligazioni salirà dal 20 al 22%, insieme all’aumento dell’imposta di bollo sulle comunicazioni relative a prodotti finanziari. Infine la a reintroduzione dell’Irpef fondiaria sulla seconda casa (una specie di raddoppio dell’Imu).
Per il dipendente pubblico ci sarà anche il taglio del 10% sulle prestazioni straordinarie. Merita una menzione l’autorizzazione del Governo (scritta nel decreto) al Comune di Roma ad aumentare dallo 0,9% all’1,2%l’Irpef comunale: ogni 100 euro guadagnati altri tre sottratti al cittadino.
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