
ROMA – I sindacati annunciano lo sciopero e Giorgio Squinzi grida alla porcata. Mentre la legge di Stabilità si appresta a cominciare il suo iter parlamentare, i malumori montano su tutti i fronti. I leader di Cgil, Cisl e Uil si sono riuniti per mettere a punto un’azione unitaria di protesta: quattro ore di sciopero da qui a metà novembre. Ma il viceministro all’Economia, Stefano Fassina, cambia registro rispetto alle ventilate dimissioni di qualche giorno fa e bolla l’ipotesi di scendere in piazza come “un errore”. I partiti intanto si preparano a infarcire il testo di emendamenti e il leader di Confindustria, Giorgio Squinzi, avverte: “No a porcate in Parlamento”.
Intanto Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti annunciano all’unisono quattro ore di sciopero con manifestazioni territoriali da gestire, da mettere in campo da qui a metà novembre. La decisione assunta dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil serve a chiedere di sostenere il cambiamento di una manovra che altrimenti, “condannerebbe il Paese alla stagnazione“.
Sulla finanziaria grava anche il giudizio negativo del leader degli industriali che ribadisce: “La mancanza di coraggio non è da parte delle imprese, ma in questo momento da parte del governo che non ha ritenuto di mettere mano con forza alla riduzione della spesa pubblica”. E aggiunge: “Rispetto alle nostre richieste il governo ha fatto dei passi nella giusta direzione con la legge di stabilita varata nei giorni scorsi, ma si tratta di interventi assolutamente insufficienti. Direi buono il metodo, scarso per ora il risultato. Spero non ci siano porcate in Parlamento”.
Il capogruppo Pdl alla Camera, Renato Brunetta, intervistato da Sky Tg24 è altrettanto critico: “Non è una legge coraggiosa, mancano le riforme necessarie. Credo che il passaggio parlamentare potrà migliorarla ma solo se c’è un accordo nella maggioranza”. Quindi, approfondendo il contenuto del provvedimento, ha ricordato: “Guardiamo l’Imu: quella di Monti ammontava a 24 mld, compreso l’extra gettito degli Enti Locali; l’Imu di Letta dovrebbe essere intorno a 20. Ma nel 2014 l’Imu dovrebbe salire a 24 mld, senza la parte aggiuntiva dovuta ai Comuni che, complessivamente, potrebbe diventare 30 mld. Questo si potrà sapere solo a consuntivo nel 2015 ma già oggi mi chiedo: dov’è la riduzione della pressione fiscale, se sono sull’Imu noi abbiamo 10 mld in più rispetto a quello che è stato pagato quest’anno?” Se non funziona l’accordo di maggioranza, ha infine avvertito Brunetta, “in Parlamento temo l’assalto alla diligenza e che i saldi di bilancio non vengano rispettati”.
La manovra da 11,6 miliardi per il 2014 varata dal Governo Letta approda oggi sul tavolo della Commissione europea che dovrà verificare che siano stati rispettati tutti i parametri della Ue ed esprimerà il suo parere entro novembre. Martedì l’ex finanziaria sarà invece al Senato con i partiti, pronti a modificare il testo della manovra economica in molti punti. Il cammino di approvazione dovrà concludersi per forza entro il 31 dicembre. Il governo è aperto a proposte migliorative, ma a saldi invariati. Si annuncia una battaglia serratissima.