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L’Espresso fa i conti in tasca alla Chiesa: inchiesta su Ior e conti correnti

di Alberto Francavilla |16 Febbraio 2012 13:20

ROMA – I titolari di depositi Ior sono 33 mila, in gran parte europei. Due su tre provengono dall'Italia, poi ci sono Polonia, Francia, Spagna, Germania, mentre 2.700 sono fondi di congregazioni africane e dell'America del Sud. E' quanto scrive L'Espresso, che oggi anticipa un'inchiesta sul documento ufficiale trasmesso alla Moneyval committee – l'organismo del Consiglio d'Europa – che sta verificando gli enti del Vaticano per decidere se ammetterlo o no nella ''white list'' dei paesi virtuosi.

Il dossier, di 250 pagine, contiene la radiografia dello Ior, l'istituto per le opere di religione, la 'banca' vaticana. Dentro: norme sui conti correnti, i controlli anti-riciclaggio e le procedure riservate dell'istituto.

Per aprire un conto allo Ior devi essere un prete o una suora, un nunzio o un dipendente (anche pensionato) della Citta' del Vaticano, un diplomatico presso la Santa Sede o un membro della 'famiglia' del Pontefice, chi cioe' ha ricevuto onorificenze pontificie. Circa meta' dei depositi, 15 mila, sono intestati a sacerdoti, oltre 1.600 a vescovi e la maggioranza dei cardinali (circa 210) e' cliente – scrive L'Espresso. Vietati i conti cifrati, i prestanome e la co-intestazione, sottolinea l'avvocato statunitense Jeffrey Lena, legale della Santa Sede interpellato dal settimanale.

Papa Ratzinger non ha un conto personale. L'aveva come cardinale, ma il pontefice deve rinunciare ai beni terreni e quindi anche al conto corrente. Il patrimonio complessivo viaggia attorno ai 5 miliardi di euro e circa l'80%, rivela il documento Moneyval, e' riferibile a fondazioni, ordini religiosi, conferenze episcopali, collegi e monasteri sparsi in mezzo mondo.

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