WSJ: la Lettonia indica la strada all’Europa. Il miracolo della sua crescita

ROMA – E’ la Lettonia il Paese con la crescita più sostenuta d’Europa. La piccola nazione baltica (poco più di due milioni di abitanti) ha raggiunto un sorprendente +5,5%  nel primo trimestre 2012. Solo due anni fa, la Lettonia era letteralmente in ginocchio: la sua economia si era contratta del 17,7% dal 2009, pagando forse il tributo più alto in Europa alla crisi finanziaria mondiale. Tuttavia, nonostante la sua entrata nell’euro sia tutt’altro che popolare, i politici lituani sono ancora determinatissimi a entrare nell’euro nel 2014. Per questo hanno rinunciato a svalutare la moneta nazionale “lat”, tenendola ancorata all’euro. I termini con cui negoziò la sua entrata nel club della Ue sono la migliore garanzia che non mancherà l’appuntamento del 2014. Il Wall Street Journal la indica come esempio, come “faro” per condurre i paesi europei fuori dalle secche della stagnazione. Chi non fa altro che imputare all’euro l’origine di tutti i mali, farebbe bene a guardare verso i vicini più prossimi ai confini della moneta unica e prendere esempio e ispirazione, sostiene il WSJ.

Quella lettone non è una ricetta indolore. Dopo un consolidamento fiscale del valore attuale attestatosi al 15% del Pil, la Lituania promette di abbattere quest’anno il deficit al 2,5% del Pil, dal 9,7% del 2009. Nel settore pubblico gli stipendi hanno subito un taglio secco del 20%: complessivamente, informa la Royal Bank of Scotland, la media dei salari è scesa del 14,3%. Come primo effetto, la disoccupazione è cresciuta fino al picco massimo del 20% nel 2010, mentre quest’anno si aggira intorno al 15%. Ma tutto ciò ha spinto la competitività del Paese al massimo. Il suo tasso di scambio al netto dell’inflazione è sceso del 9% rispetto ai massimi del 2009, le esportazioni annuali sono cresciute addirittura del 40% da allora. E’ stato fatto tanto, ma non si può ancora dire che la Lettonia sia definitivamente al riparo da ogni rischio. Nonostante la protesta sociale si sia un po’ ammorbidita, sono 200 mila le persone che sono state costrette ad emigrare. Fra due anni i lituani saranno cittadini dell’euro, e questo è un obiettivo importante che è stato raggiunto al prezzo di grandi sacrifici. Chi oserà, al dunque, vagheggiare “euro’s exit strategies”?

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