Libia. Faro Bankitalia, Maroni: “No al congelamento delle quote”

MILANO – Bankitalia accende un faro sulle operazioni sospette con la Libia mentre il ministro degli Interni Roberto Maroni frena sul congelamento delle partecipazioni azionarie riconducibili al governo di Tripoli e il ministro degli Esteri Franco Frattini rinvia a una decisione comune in sede europea. Sul tema, che riguarda da vicino Unicredit e Finmeccanica, sono attese novità, al più tardi giovedì, da Bruxelles dove, con la pubblicazione del regolamento di applicazione delle sanzioni dell’Onu che gli stati della Ue devono far proprio, si capirà se il blocco riguarderà solo Gheddafi e i suoi familiari o anche società riconducibili al leader libico.

Un’opzione, quest’ultima, già adottata dopo gli Usa dalla Gran Bretagna, che ha messo nel mirino la Libyan Investment Authority. Si tratta del fondo sovrano che, in Italia, detiene il 2% di Finmeccanica (la quota vale in borsa circa 100 milioni) e, insieme alla Banca Centrale libica, oltre il 7,5% di Unicredit per un valore, alle attuali quotazioni, di 2,6 miliardi di euro. Soprattutto dal gruppo bancario la vicenda viene seguita con attenzione e la prossima settimana le fondazioni italiane socie della banca potrebbero avere un momento di confronto anche se a oggi non risultano essere state fissate riunioni.

Le preoccupazioni non sono legate solo all’ esercizio del diritto di voto dei libici all’assemblea in primavera ma anche alle incognite legate, nell’immediato, alla possibilità che qualche soggetto, in un momento di caos a Tripoli, possa movimentare le azioni. Sono stati intanto ristabiliti i contatti con il vice presidente del consiglio di amministrazione della banca, Farhat Bengdara di cui l’istituto di Piazza Cordusio non aveva più notizie fin dai primi giorni della crisi in Libia. Su questi temi è intervenuta Bankitalia. L’Unità di Informazione Finanziaria (Uif) dell’autorita’ guidata da Mario Draghi, alla luce della risoluzione dell’Onu e delle iniziative prese da diversi Paesi per ”congelare le attività riconducibili a persone e entita’ del Governo della Libia”, ha richiamato gli intermediari, ossia le banche, “all’obbligo di segnalare le operazioni sospette sull’attività dei soggetti sopra indicati” per permettere alla stessa Uif, nel caso, di sospenderle.

Quanto al passo successivo, ossia il congelamento delle partecipazioni azionarie della Libia (che farebbe venir meno del diritto al voto nelle assemblee e ai dividendi), si attende una decisione dell’Esecutivo. ”Non penso che il governo possa intervenire per bloccarle” ha tuttavia affermato Maroni. ”Ci sono – ha aggiunto il ministro dell’Interno – valutazioni in corso: una cosa è congelare conti correnti, altro sono le partecipazioni azionarie. La Consob dovrebbe dire qualcosa in merito”.

”Sono misure queste – ha osservato Frattini – che nè il consiglio di sicurezza nè l’Ue ha stabilito. Se ci dovranno essere nuove misure Ue, è ovvio che si devono prendere in considerazione a livello Ue da parte dei ministri del Tesoro. A questo momento – ha aggiunto il ministro degli Esteri – non so e non mi risulta che ci siano state riflessioni a livello di ministri dell’Economia dell’Ue”.

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