WorkTok, il trend di video relativi al mondo del lavoro, sembra aver rimpiazzato Linkedln come strumento di networking relativo all’impiego.
Un fenomeno statunitense che sembra essersi già propagato, come spesso accade in ambito social, in tutto il resto del mondo. I più giovani hanno cominciato a condividere brevi clip dedicate al racconto delle loro esperienze di lavoro. Da lì si è passati ai consigli sulla carriera, su come presentarsi e comportarsi ai colloqui e sulla gestione dell’impiego. E ora si parla di salari e di mobbing, si sfogano frustrazioni legate alla realizzazione professionale o alla disoccupazione e, soprattutto, ci si candida per degli impieghi o si offrono contratti.
C’è anche chi ottiene tantissime interazioni mostrando il proprio spazio di lavoro. E poi ci sono i datori di lavoro che aprono le porte delle proprie aziende per attivare candidati. Non è facile capire quando sia nato l’hashtag #WorkTok, ma ormai il trend ha guadagnato tantissima popolarità su TikTok. Si contano miliardi di visualizzazioni e si parla già di una nuova piattaforma parallela a Linkedln, più smart, più diretta e più giovane, dove professionisti, dipendenti, datori di lavoro e ragazzi in cerca di impiego possono condividere e ricevere feedback.
WorkTok sembra funzionare per il suo tono, sempre informale ma anche diretto e autentico, attraverso cui gli utenti fanno comunità e ricercano supporto. In tempi caratterizzati dalla precarietà, dall’incertezza sul lavoro e generale senso di frustrazione rispetto a salari e diritti, i video di WorkTok appaiono come una risorsa interessante, e non solo per i più giovani.
Ovviamente, come già capitato in passato, il trend potrebbe esaurirsi con la stessa urgenza con cui si è sviluppato. Ma ci sono anche tanti esempi di hashtag lanciati su TikTok che stanno durando da anni e che, a modo loro, hanno già rivoluzionano la realtà cui si riferivano. Per esempio, l’hashtag #BooKTok, dedicato ai libri, oggi fondamentale per l’editoria. E, in effetti, negli USA si parla di WorkTok già dalla primavera del 2023.
Tantissimi giovani che cercano lavoro hanno capito che vale la pena almeno tentare. Dopotutto, sulla piattaforma ci sono ormai tutti: grandi e piccole aziende, negozi, start-up, liberi professionisti, agenzie… Oltre a inserire video con l’hashtag #WorkTok conviene anche seguire altri reel a esso collegati che potrebbero rivelare delle interessanti offerte di lavoro. Spesso l’hashtag #WorkTok appare abbinato a #JobSearch, ed è lì che si trovano le opportunità lavorative.
Ci sono ovviamente gli influencer travestiti da career coach e i career coach che provano a fare gli influencer. Ma ci sono anche le vere offerte di lavoro. Più che altro sembra andare forte la richiesta di creativi (disegnatori, scrittori, copywriter, grafici, designer, stilisti…). E si parla anche molto di side-job, ovvero di lavori secondari da abbinare alla professione principale. I grandi marchi hanno capito da tempo che TikTok è una miniera preziosa per analizzare le tendenze emergenti e uno straordinario strumento promozionale. E ora hanno capito che è anche un bacino utile da cui pescare risorse professionali. In Italia, il fenomeno appare ancora ridotto e preso poco sul serio. Ma i ragazzi della Gen Z non si creano il problema: ragionano al di là dei confini.
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