Liquidazione esentasse e diritto al doppio lavoro: ma solo se sei un deputato!

ROMA – Il parlamentare che termina il suo mandato riceve un “assegno per il reinserimento nella vita lavorativa”, una liquidazione esentasse che cade sotto la dicitura “importi non imponibili”. La differenza con il comune cittadino è netta: la liquidazione che un lavoratore riceve al termine della sua attività lavorativa viene tassata dal 23 al 27 per cento dell’importo, senza tener conto del fatto che un comune cittadino non ha diritto al doppio lavoro, mentre i professionisti in parlamento continuano la propria attività anche durante il mandato politico, rendendo così un inutile spreco quella liquidazione che dovrebbe aiutarli a reinserirsi in un mondo, quello lavorativo, da cui non si sono mai staccati.

Accade così che in tempi di crisi mentre ai cittadini viene chiesto di “stringere la cinghia”, con i tagli previsti dalla manovra economica, mentre i parlamentari ricevono lauti stipendi, si avvalgono di tutti gli sconti ed i vantaggi destinati alla classe politica, di pensioni d’oro anche per brevi mandati e la possibilità di continuare il proprio lavoro di professionista, spesso alla base del forte assenteismo – il 37 per cento in Italia – di deputati e senatori alle Camere.

E’ da tempo che il parlamento cerca di introdurre il principio di incompatibilità tra il mandato politico e l’esercizio della professione, ed ora il Pd ha deciso di utilizzare l’assegno di reinserimento come chiave di svolta nella questione. Gabriele Albonetti, uno dei tre questori della Camera, ha però spiegato che “sarà difficile far passare la regola che se uno si candida a entrare in Parlamento poi deve chiudere il suo studio professionale, perché si trovano poi mille escamotage per non farlo. Allora sarebbe forse meglio lasciare il diritto all’assegno di reinserimento al lavoro solo a chi opta di rinunciare ad altre attività. Togliendolo, invece, a tutti quelli che continuano a fare il loro mestiere, senza per questo esimerli dal contributo mensile al fondo di solidarietà”.

 

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