Il dibattito sull’equilibrio tra prezzi e salari, nel timore di un’inflazione incontrollata, è sempre stato un tema cruciale. Tuttavia, l’Italia si trova da anni in una situazione di salari stagnanti, come evidenziato dai dati dell’Ocse che mostrano redditi medi inferiori ai livelli degli anni ’90. Un vasto segmento della popolazione vive con salari insufficienti, spesso in situazioni lavorative precarie o di povertà, come nel caso dei giovani intrappolati in tirocini senza prospettive di stabilità. La produttività stagnante contribuisce alla stagnazione dei salari, aggravata dall’inflazione accelerata, come evidenziato dalla BCE. A ciò si aggiungono le caratteristiche strutturali dell’economia italiana, con una predominanza delle piccole e medie imprese e un mercato del lavoro poco dinamico.
I salari reali in Italia hanno subito un declino significativo, con una riduzione del 2,9% dal 1990 al 2020 secondo l’Ocse. L’alta inflazione, causata dalla guerra in Ucraina e dalla ripresa post-Covid, ha esacerbato un problema strutturale già esistente. La scarsa crescita della produttività totale dei fattori è un sintomo di un’economia in difficoltà, con un impatto negativo sui salari e sul potere d’acquisto delle famiglie.
Tommaso Monacelli, professore di Macroeconomia all’Università Bocconi di Milano, sottolinea che i bassi salari sono indicativi di un malessere profondo dell’economia italiana. Questo malessere è alimentato dalla scarsa innovazione tecnologica e dalla mancanza di investimenti nelle imprese, spesso familiari e poco propense all’innovazione. La ridotta dimensione delle imprese, unite a un mercato del lavoro rigido, contribuisce alla stagnazione dei salari e alla bassa produttività complessiva.
A livello europeo, l’Italia è in ritardo rispetto ad altri Paesi nell’aumento dei salari nominali, come evidenziato dai dati della BCE. Mentre alcuni Paesi registrano un aumento significativo dei salari, l’Italia mostra solo un modesto incremento. Questo divario si è ampliato con l’aumento dell’inflazione, che ha eroso rapidamente il potere d’acquisto dei salari.
Inoltre, se confrontiamo i salari italiani con quelli del 2008, prima della crisi finanziaria globale, emergono dislivelli significativi. L’Italia ha registrato una diminuzione del 12% dei salari reali, mentre la media dei Paesi dell’Ocse è rimasta relativamente stabile. Questa situazione riflette una crisi strutturale nel mercato del lavoro italiano, con conseguenze sociali ed economiche significative.