L’Italia è stanca del turismo di massa, ma non riesce a farne a meno: il ministro Santanchè ha ragione, senza overtourism sarebbe crisi.
Che l’affollamento di turisti sia diventato un problema in molte città italiane non è un mistero. La presenza di un numero eccessivo di turisti crea disagi continui ai residenti, con strade ormai impraticabili perché sempre occupate dal via vai di chi viene a visitarle, lunghe code fuori dai negozi e serie difficoltà di accesso ai servizi pubblici. In molti casi, il turismo di massa è anche sinonimo di caos, inquinamento, danni ai beni architettonici e sovrasfruttamento delle risorse.
E poi c’è il tema dell’aumento dei costi: le città devono investire sempre di più in infrastrutture, pulizia e sicurezza per gestire il flusso turistico, spesso a spese dei residenti. Poi, crescono a dismisura i prezzi di servizi, beni e soprattutto alloggi. I centri storici si vuotano, per convertirsi all’accoglienza di chi arriva per due notti o poco più.
E ormai non si parla neanche più del problema della perdita dell’identità culturale. Dopo Venezia, Firenze, Roma e Milano, anche città dal forte carattere culturale e popolare come Napoli, Bari e Palermo hanno accettato di “vendersi” ai turisti, alterando le proprie tradizioni, commercializzandosi senza compromessi.
Eppure l’Italia non può rinnegare il turismo. Sì, i ricavi finiscono spesso nelle mani di grandi multinazionali, e alle comunità locali restano le briciole, ma nessuno sembra comunque disposto a rinunciare ai soldi che arrivano da chi viene a passare weekend o vacanze in Italia. Ci sono ancora comitati e amministrazioni che suggeriscono lo sviluppo di misure per limitare il numero di turisti (numeri chiusi e tasse di soggiorno elevate), ma nessuno si sogna di rinnegare la propria vocazione turistica.
Turismo sì, turismo no: l’Italia si arrende al potere dei numeri
Grazie a una spesa turistica pari a 155 miliardi di euro, il comparto turistico è uno dei settori economici più rilevanti in Italia. Questi sono i numeri relativi al 2023. Il valore aggiunto per l’economia italiana è pari a 368 miliardi di euro, circa il 18% del PIL. Siamo dunque di fronte al vero settore trainante dell’economia nazionale.
Lo hanno confermato di recente questo i dati elaborati dall’università degli Studi di Roma Tor Vergata, resi noti dal Ministero del Turismo nell’ambito del Forum che si è svolto nei giorni scorsi a Firenze. La spesa turistica nazionale ha dunque un effetto moltiplicatore pari a 2,5. E il valore aggiunto complessivo generato è dunque di 250 miliardi di euro. Inoltre, la spesa turistica totale genera o supporta circa cinquanta posti di lavoro per ogni milione di euro speso.
Il ministro Santanchè mostra i muscoli e ostenta ottimista dichiarando che il settore può crescere ancora di più. “Non siamo più nel podio del turismo mondiale e dobbiamo tornarci”, ha dichiarato la Santanchè, definendo il turismo“uno strumento di pace” e criticando chi parla di overturism: “L’overturism non sarà mai un problema, è una brutta parola, che assomiglia a una bestemmia“.