In un’Italia dove gli stipendi non crescono da trent’anni, dove l’inflazione ha aumentato esponenzialmente i prezzi, dove la parola d’ordine è “vita precaria”, beh, bisogna ammetterlo: il lavoro non è più l’ascensore sociale per realizzare la propria vita e migliorare le proprie condizioni. Forse bisognerebbe cambiare anche la Costituzione. Bisognerebbe, forse, sostituire la parola lavoro con qualcosa di statisticamente più utile e rilevante per migliorare la propria vita: il superenalotto.
Superenalotto o lavoro?
A Riva del Garda, per esempio, l’altro ieri un fortunato ha centrato un sei da novanta milioni di euro. Gli italiani dovrebbero prenderne atto, ormai è meglio provare a giocare al superenalotto che sacrificarsi in questo Paese alla deriva.
Insomma, secondo voi ci sono più probabilità di vincere al superenalotto o di trovare un lavoro ben pagato, appagante e coerente con i propri interessi e con i propri studi e che permetta di vivere sereni, togliersi qualche sfizio e perché no, mettere anche qualche centesimo da parte? Se leggendo la seconda ipotesi vi è venuto un po’ da ridere, beh, la risposta è già chiara. Quindi, che numeri giochiamo?