Si scatenano le polemiche sull’arte di Maurizio Cattelan. Già nel 2004 l’artista padovano fece discutere con la sua istallazione milanese con i bimbi impiccati a un albero. Quest’anno a scatenare le polemiche è il progetto di installare un enorme dito medio davanti alla Borsa, nell’ambito della personale di Cattelan a Palazzo Reale.
A far discutere è anche un altra opera dello scultore, un cavallo che porta sul dorso la scritta Inri, la stessa della croce di Gesù.
Indignata la Giunta del sindaco Letizia Moratti. Dopo aver difeso l’opera come “ironica e spiritosa” il sindaco ha dovuto assistere venerdì 28 maggio alla nascita nel suo esecutivo di un trasversale partito di contrari a qualunque messaggio oltraggioso alla Borsa.
Alla fine, complice l’assenza dell’ assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory, la decisione sull’autorizzazione della scultura e della concomitante mostra personale su Cattelan a Palazzo Reale è stata rinviata.
“È inaccettabile che il Comune faccia il dito alla Borsa – ha tuonato l’assessore all’Urbanistica Carlo Masseroli – l’amministrazione non può essere culturalmente subalterna a un sedicente artista come Cattelan che vuole usare Milano per guadagnar soldi”.
E all’indignazione del ciellino Masseroli si è aggiunta la dura presa di posizione del liberal Giampaolo Landi di Chiavenna: “Non facciamo di Milano la capitale del brutto”.
Contrario anche il direttore generale Giuseppe Sala che, a quanto si è appreso, avrebbe giudicato la scultura esposta in piazza Affari un’offesa ai risparmiatori.
Sul fronte opposto l’assessore leghista al Turismo Massimiliano Orsatti: “Se vogliamo accreditarci come capitale dell’arte contemporanea – ha affermato – dobbiamo saper sì mediare ma anche accettare quello che non ci piace”.
“Se il dito medio davanti alla Borsa non va bene – ha rincarato la dose con la polemica Giovanni Terzi – allora mettiamolo davanti al municipio, a Palazzo Marino”.
L’unico a tacere in questa querelle è stato il promotore dell’arrivo delle opere di Cattelan a Milano, l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory, che pure nei giorni scorsi aveva minacciato di “spaccare tutto” in caso di censure.
“È naturale che l’arte contemporanea provochi sempre polemiche e discussioni”, ha osservato Letizia Moratti, fiduciosa che alla fine una mediazione arriverà. Fu lei stessa, del resto, appena una settimana fa a stoppare la delibera in una riunione di pre-giunta e ad avviare una prima trattativa con l’ artista che lo ha dissuaso dall’inserire nella mostra di Palazzo Reale, a pochi metri dal Duomo, un cavallo imbalsamato sormontato dall’acronimo cristiano “Inri”.