La crisi di liquidità premia il cash della mafia

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 18 Gennaio 2012 - 19:59| Aggiornato il 19 Gennaio 2012 OLTRE 6 MESI FA

Uno degli arrestati durante il maxi blitz contro la 'ndrangheta in cui furono presi Perego e Strangio (Lapresse)

MILANO – In tempi di crisi del credito vince chi dispone di liquidità, di moneta pronta e sonante. Liquidità che manca agli Stati e che manca alle banche, liquidità che invece la mafia possiede in grandi quantità. La crisi allora diventa un’opportunità per Cosa nostra, Camorra e ‘Ndrangheta. Le organizzazioni criminali si trovano nella posizione avvantaggiata di chi può prestare soldi in un momento in cui nessuno lo fa, e quindi nella condizione di poter ricattare imprese anche molto grosse.

L’allarme viene lanciato nel mondo dall’agenzia di stampa angloamericana Reuters, con un articolo di Valentina Za, al quale l’International Herald Tribune dedica ampio spazio.

L’analisi della Reuters parte da un fatto di cronaca giudiziaria, il caso del gruppo Perego Strade di Lecco. L’azienda, nel 2008 era in grandi difficoltà. Venne a salvarla un “cavaliere bianco” pieno di cash, peccato che quel “cavaliere bianco” fosse della ‘ndrangheta, della cosca degli Strangio, che prese così il controllo di uno dei più importanti gruppi dell’edilizia lombarda. La Perego poi è fallita lo stesso, ma per quella vicenda furono arrestati per concorso in associazione mafiosa Ivano Perego insieme a 305 persone in un maxi blitz fra Reggio Calabria, Milano, Torino, Genova, Pavia, Monza.

Sono molte le imprese in difficoltà che potrebbero seguire o che hanno seguito le orme della Perego Strade. In un Paese, l’Italia, che ha varato 76 miliardi di euro in misure di austerity per arrivare al pareggio di bilancio nel 2013, in un Paese che fa fatica a finanziarsi, costretto a piazzare i propri titoli di Stato sui mercati a interessi proibitivi, le banche fanno ancora più fatica a trovare soldi. Allora scaricano i costi sulla clientela, sugli imprenditori, negando i prestiti o concedendoli a interessi alti.

Dall’altra parte ci sono cosa nostra, camorra e ‘ndrangheta, che hanno il “problema” di riciclare ogni anno 150 miliardi di euro di denaro sporco. Da una parte quindi l’imprenditore che non trova i soldi, dall’altra la mafia che ce li ha e deve rimetterli in circolo: inutile dire che “l’incontro” delle due esigenze si conclude a tutto vantaggio del crimine organizzato.

La ‘ndrangheta in particolare è diventato il grande finanziatore occulto delle piccole e medie imprese del Nord. Grazie al monopolio del traffico della cocaina, un commercio che rende 50 volte l’investimento iniziale, le cosche calabresi sono in grado di mettere le mani sul tessuto produttivo della Lombardia, regione chiave che vale un quinto del Pil italiano.