Magna in campo per l’acquisto di Pininfarina e il titolo vola

Pubblicato il 18 Novembre 2010 - 09:05 OLTRE 6 MESI FA

Pininfarina ha trovato un pretendente con buone carte da giocare: è il gruppo canadese Magna che, dopo aver tentato prima con Aston Martin e poi con quell’Opel negata anche a Fiat, ora prova a conquistare un grande marchio del ‘made in Italy’. E’ dall’agosto del 2009 che la famiglia che porta il nome del fondatore, duramente colpita un anno prima dalla morte di Andrea Pininfarina, ha dato mandato a Banca Leonardo per trovare un acquirente della holding che controlla il gruppo automobilistico con il 76,1% delle quote e altri gruppi si sarebbero già fatti avanti.

Al successo della manifestazione di interesse di un gigante come Magna la Borsa ci crede: il titolo Pininfarina, in asta di volatilità per gran parte della seduta, ha chiuso in Piazza Affari con un balzo del 22,3% a 3,51 euro. Insensibile invece il titolo Magna, che a Wall Street ha viaggiato in leggero rialzo. Da parte italiana non vengono commenti, se non la conferma della raccolta delle manifestazioni di interesse, su richiesta Consob, mentre il vicepresidente della divisione europea di Magna, Dieter Althaus, ha confermato che ”questo tipo di acquisizioni servono al nostro sviluppo, specie nel campo dell’engineering, dove siamo molto impegnati”.

L’azienda, con sede nell’Ontario, nacque nel 1957 come Multimatic per iniziativa dell’austriaco Frank Stronach e ora costruisce componenti primarie per molti giganti dell’industria automobilistica, specie americani. Nei suoi stabilimenti austriaci assembla oltre 200mila auto all’anno, commercializzate poi da altri produttori, con un fatturato di circa 30 miliardi di dollari e più di 84mila dipendenti nel mondo. Il suo direttore operativo è Herbert Demel che per 18 mesi, tra fine 2003 e il febbraio 2005, fu l’amministratore delegato di Fiat Auto, incarico che lasciò per divergenze con Sergio Marchionne, amministratore delegato dell’intero gruppo Fiat. Sui tempi del possibile ‘closing’ tutte le parti sono caute.

La famiglia, che detiene la grande maggioranza delle quote della ‘firma’ famosa nel mondo, vedrebbe con favore una cessione entro la fine dell’anno, ma difficilmente una simile operazione può andare in porto in un mese e mezzo. E non sembra esserci fretta, anche se da una parte ci sono i primi nove mesi del 2010 di Pininfarina con perdite nette di 33 milioni contro un rosso di 18 dello stesso periodo dell’anno scorso, dall’altra la definizione delle linee strategiche della joint venture appena rinegoziata con Bollore’ per il debutto nell’auto elettrica, con il primo modello che dovrebbe essere lanciato all’inizio dell’anno prossimo.