Manovra. Lettera Ue a Renzi: “Misure una tantum e deficit: troppo”

Manovra. Lettera Ue a Renzi: "Misure una tantum e deficit: troppo"
Manovra. Lettera Ue a Renzi: “Misure una tantum e deficit: troppo”

ROMA – Manovra. Lettera Ue a Renzi: “Misure una tantum e deficit: troppo”. La lettera da Bruxelles è giunta a destinazione, come ci si attendeva la Ue vuol vederci chiaro sui numeri della manovra. Per Renzi un atto “fisiologico”, in qualche modo avvalorando la sua tesi di un’Europa troppo occhiuta sui decimali, incapace di capire che di austerity si muore. E in effetti lo scollamento tra quanto promesso e quanto effettivamente scritto sulla legge di bilancio c’è: un +2,3% di deficit nominale contro il 2,2% concordato, un deficit strutturale in salita dall’1,2 all’1,6%.

Renzi e Padoan hanno alzato i toni su terremoto e migranti, chiedendo più flessibilità per le emergenze e contestando il fatto che non siano state comminate procedure d’infrazione a paesi come l’Ungheria che rifiutano di accogliere i migranti: ma le perplessità europee puntano in un’altra direzione, e cioè su misure una tantum e deficit appunto.

Fonti europee già nei giorni scorsi hanno riferito della “sorpresa” con cui ai piani alti della Commissione è stata accolta la manovra, dopo che alla fine di settembre era stato raggiunto un accordo sul tetto del 2,2% di deficit nominale, salito a 2,3% nella proposta poi effettivamente presentata. E sono trapelate le riserve sull’andamento del deficit strutturale. Ieri si è appreso che la Commissione approverebbe le cifre presentate dall’Italia per l’emergenza migranti e per la ricostruzione post-terremoto in Italia centrale.

Nella lettera di chiarimento, a quanto si apprende, i dubbi sollevati sarebbero invece essenzialmente due: sul fronte delle nuove entrate si rileva che non sono strutturali ma legate a troppe ‘una tantum’, mentre su quello delle uscite ci sono dubbi sul piano nazionale di salvaguardia anti-sismica. Difficile considerarlo come frutto di una circostanza eccezionale, in un paese altamente sismico come l’Italia.

A Roma intanto, non sembra ancora aver assunto una forma definitiva il testo della legge di bilancio, attesa in Parlamento il 20 ottobre, ma non ancora approdata in Commissione. “Siamo assolutamente in regola. C’è un termine, il 20 ottobre, che non è perentorio”, si è giustificato Renzi, assicurando che il governo presenterà la legge in settimana. Dalla Commissione (che pure ha uno occhio di riguardo verso un presidente del Consiglio impegnato per far passare una riforma che assicura maggiore stabilità di governo) però il messaggio è arrivato: gli impegni si rispettano, la manovra ha bisogno di coperture finanziarie meno aleatorie, segnala Dino Pesole del Sole 24 Ore.

Per il terremoto, nel totale tra ricostruzione e messa in sicurezza degli edifici, per Roma la spesa da calcolare è di 3,4 miliardi, 2,8 miliardi in più rispetto alle stime di Bruxelles. E qui siamo all’altro punto (forse il principale) che costituisce l’oggetto del confronto in atto.

Proprio le spese eccezionali per migranti e terremoto aumentano il deficit strutturale nel 2017 dello 0,4% (da -1,2 a -1,6%), ignorando in sostanza quanto chiesto dalla Commissione (un taglio del deficit strutturale nel 2017 dello 0,6%), e quanto prevede il Fiscal Compact (riduzione dello 0,5% annuo fino al pareggio).

Dulcis in fundo, il debito che cresce quest’anno al 132,8% (l’impegno assunto a maggio era di ridurlo al 132,4%). Nel merito delle misure, in attesa di vederle materializzate nero su bianco, la differente valutazione tra Roma e Bruxelles investe il terreno delle una tantum, e dunque delle coperture. (Dino Pesole, Il Sole 24 Ore)

 

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