Manovra: slitta al 2016 l’adeguamento delle pensioni all’aspettativa di vita

Slitta di un anno, passando dal primo gennaio del 2015 al primo gennaio del 2016, l’adeguamento periodico dei requisiti di pensionamento all’aspettativa di vita. La novità è contenuta nell’emendamento del relatore alla manovra all’esame della commissione Bilancio del Senato e che fra l’altro prevede l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne nella pubblica amministrazione.

L’incremento dei requisiti dal primo gennaio 2016 e’ stimato pari a 3 mesi, evidenzia la relazione tecnica della Ragioneria dello Stato, presentata questa mattina in commissione Bilancio al Senato. Strada facendo si arriva a un adeguamento ”cumulato” nel 2050 è pari a 3,5 anni.

La “riforma” delle pensioni era stata prevista dal decreto legge 112 dello scorso anno e ora viene in parte modificata. In attuazione di tale provvedimento che ”concerne l’adeguamento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita, e tenuto conto anche delle esigenze di coordinamento degli istituti pensionistici e delle relative procedure di adeguamento dei parametri connessi agli andamenti demografici, a decorrere dal primo gennaio 2016”, si legge nell’emendamento del relatore alla manovra, tutti i requisiti di pensionamenti verranno aggiornati con cadenza triennale” sulla base dell’incremento della speranza di vita calcolata dall’Istat.

”Per la valutazione degli incrementi della speranza di vita a 65 anni e’ stato adottato – si legge nella relazione tecnica all’emendamento – lo scenario demografico Istat centrale. Pertanto, l’incremento dei requisiti dal primo gennaio 2016 è stimato pari a 3 mesi, in quanto assorbente l’incremento della speranza di vita registrato nel triennio precedente risultante superiore (4 mesi); per i successivi adeguamenti triennali dal 2019 la stima di tali adeguamenti incrementativi triennali è pari a 4 mesi per gli adeguamenti fino al 2030, con successivi adeguamenti inferiori e attorno ai 3 mesi fino al 2050 circa.

Ciò comporta un adeguamento cumulato, ad esempio al 2050, pari circa a 3,5 anni. Va da sè – si legge ancora -, come indicato nella normativa in esame, che gli adeguamenti effettivamente applicati risulteranno quelli accertati dall’Istat a consuntivo”.

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