Manovra: per i Comuni ecco l’Irpef a scaglioni a seconda del reddito

ROMA – Le addizionali Irpef dei Comuni si potranno differenziare a seconda del reddito, purché seguano gli stessi scaglioni previsti per l’imposta nazionale. I sindaci potranno diversificare il pagamento del tributo applicando aliquote differenti a seconda del reddito. Ma se lo faranno, non potranno creare scaglioni ad hoc, dovendo invece ricalcare le stesse fasce di reddito stabilite dalla legge per l’imposta sulle persone fisiche. I primi cittadini potranno comunque prevedere una soglia di esenzione al di sotto della quale l’imposta non dovrà essere versata.

Queste le novità introdotte dall’emendamento alla manovra di Ferragosto, presentato da Gilberto Pichetto Fratin (Pdl) e approvato in commissione bilancio del Senato. Un emendamento con cui cade l’ultima barriera che fino a oggi aveva impedito l’applicazione del principio di progressività tributaria alla fiscalità locale. L’emendamento indirettamente risolve anche un’altra querelle interpretativa, sbarrando la strada alla possibilità di esentare dal pagamento dell’addizionale determinate tipologie di redditi o di contribuenti (lavoratori dipendenti, autonomi, pensionati) così come deliberato da alcuni comuni.

Dal 2012 dunque, i sindaci avranno le mani completamente libere sulle addizionali. Potranno continuare ad applicare l’aliquota unica, spingendola al massimo (0,8%), visto che la manovra bis ha disapplicato il congelamento imposto da Tremonti nel 2008 e solo parzialmente superato quest’anno dal dlgs sul fisco municipale. Oppure potranno scegliere la strada delle aliquote differenziate. Ma in questo caso, sempre restando in un range compreso tra 0 a 0,8, non potranno individuare a proprio piacimento gli scaglioni di reddito, dovendo invece applicare le 5 fasce dell’Irpef statale.

 

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