”Sgomento”: è ”l’unico sentimento” che l’Associazione dei Dirigenti Rai riesce a provare di fronte ”all’assurda ostinazione del Governo nel riproporre un emendamento alla manovra finanziaria privo di qualsivoglia senso logico”, ossia di fronte ai tagli degli stipendi dei dipendenti della tv pubblica.
L’Adrai, ricorda di aver spiegato ”in tutti i modi e in tutte le sedi possibili” perché limitare il costo del personale al 25 per cento dei costi operativi è una misura che non porta un solo euro nelle casse dell’erario.
“Abbiamo suscitato – sottolinea l’associazione – condivisione in ogni interlocutore ci abbia ascoltato spiegando che si tratta di una misura che comporta 3.000 licenziamenti privi di ogni logica industriale e che costringerà la Rai ad aumentare esponenzialmente il ricorso all’appalto esterno, esattamente al contrario di ciò che ci chiede di fare quella stessa politica che oggi provoca questo fenomeno”.
“Di fronte ad una simile scelleratezza e irresponsabilità della politica, l’Adrai non può che gridare forte, ancora una volta, l’assurdità delle misure ipotizzate e, soprattutto, invitare i vertici dell’Azienda ad una reazione, per una volta, chiara e inequivoca a difesa dell’Azienda stessa, financo a dimettersi di fronte a un Governo che li delegittima pretendendo, di fatto, di sostituirsi loro con decisioni dilettantesche e talmente illogiche da non poter essere ascritte neppure alla pur deprecabile categoria della demagogia”.