Manovra, Tremonti: “Senza stabilità gli stati rischiano il crollo”

Pubblicato il 31 Maggio 2010 - 08:39| Aggiornato il 2 Giugno 2010 OLTRE 6 MESI FA

Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti

Senza la stabilità finanziaria i nostri Stati rischiano il crollo. E’ la tesi del ministro dell’Economia Giulio Tremonti che in una lunga intervista al Corriere della Sera parla dopo le scelte legate alla manovra. Sui rapporti col Quirinale spiega che non c’é nessun contrasto, solo “qualche dettaglio tecnico” e rassicura anche su quelli con il premier: “ho giurato fedeltà alla Repubblica nel governo Berlusconi”.

Il ministro spiega il decreto nel contesto di un’analisi della situazione economica e finanziaria globale. “Il crollo delle piramidi di carta, nell’autunno 2008, ha causato il crollo dell’economia reale, che invece si stava sviluppando in positivo, afferma. Ora a rischiare per un nuovo immanente crollo dell’economia di carta non c’é solo l’economia reale, ma anche la struttura sovrana dei debiti pubblici e quindi dei governi”.

La crisi, aggiunge Tremonti, “é particolarmente grave in Europa perché ha investito oltre all’economia, il processo stesso di costruzione europea”. Il ministro lamenta la mancanza “di un governo comune” e sottolinea che l’Europa “produce più debito che ricchezza, più deficit che Pil”, “una statica e una dinamica insostenibile”. Tremonti vede “nella riduzione comune obbligatoria dei deficit e dei debiti pubblici” la “ragione delle politiche di rigore che vengono fatte in queste settimane, in questi giorni in tutti i Paesi europei. La nota dominante comune è stata quella del ‘primum vivere'”, una politica dettata principalmente “dalla forza drammatica e ancora dominante dell’economia di carta”. “Non può – aggiunge il ministro riferendosi all’Italia – avere uno sviluppo forte un Paese che su 58 milioni di abitanti ha due milioni e 700 mila ‘invalidi’ che assorbono ogni anno da soli un punto di Pil, o che ha un’evasione fiscale colossale”.

Nella manovra, afferma, c’é però anche spazio per le politiche di sviluppo: “C’é il contratto di produttività, il collegamento tra incrementi salariali e incrementi produttivi, fiscalmente sostenuto con detassazioni degli incrementi per i lavoratori e finanziamenti alla ricerca per gli imprenditori”. Sulla burocrazia il ministro non ha dubbi: “soffoca” l’economia e ha creato “un nuovo Medioevo”. “Le lenzuolate di Bersani ci sono ancora – dice – ma sono servite a poco, perché erano disegnate all’interno del sistema”. “Una cosa che vorrei fare – conclude – è una norma ‘rivoluzionaria’, per cui ‘tutto e’ libero tranne ciò che è vietato dalla legge penale o europea per due o tre anni”. Richiederebbe “probabilmente” una modifica della Costituzione e il ministro si dice pronto “oltre a proporla” ad essere “uno dei firmatari di una legge di riforma così fatta”.