Mar Mediterraneo sempre più bollente e salato, brodo letale per biodiversità e termoregolazione climatica

Sempre più caldo e salato. Nell’aprile 2023 la temperatura media sulla superficie delle acque del mar Mediterraneo ha raggiunto un nuovo record negativo, 21,1 gradi centigradi, con un aumento medio di quasi un grado rispetto al periodo 1850-1900.

Sono valori alti che impattano negativamente sul ruolo chiave dei mari nella termoregolazione del clima globale e nella produzione di ossigeno. E poi, le foreste di posidonia che diminuiscono, la proliferazione delle meduse, l’invasione di specie aliene.

Non è un bel ritratto del mar Mediterraneo quello che emerge dal report Wwf “Il respiro degli oceani”, che fa il check up al nostro mare, definendolo “l’hotspot del cambiamento climatico“, in occasione della Giornata mondiale degli oceani, in programma l’8 giugno.

L’associazione ambientalista raccoglie i segnali di cambiamento climatico che destano preoccupazione. Attualmente solo l’8,33% del Mediterraneo è protetto, percentuale che, secondo Wwf, andrebbe estesa al 30% dello spazio marittimo entro il 2030.

La biodiversità delle acque si rivela fondamentale anche per noi terrestri. Infatti, le specie marine a tutti i livelli della catena alimentare contribuiscono allo stoccaggio naturale a lungo termine del “carbonio blu”, sequestrandolo dalla superficie e trasferendolo alle profondità oceaniche e ai sedimenti.

Un concetto noto come “fish carbon”, reso possibile da animali marini costantemente minacciati dal cambiamento climatico, come tartarughe, uccelli marini, balene, delfini, squali, tonni e sardine.

Per proteggere la biodiversità marina, oltre ad aumentare la superficie protetta dei mari, Wwf propone di proteggere i corridoi ecologici vitali per la sopravvivenza di numerose specie migratorie, come le balene, favorire una pesca più sostenibile e pianificare un utilizzo dello spazio marittimo che rispetti le direttive europee.

Infatti, “mentre l’Unione Europea si impegna nella decarbonizzazione, l’Italia ha concesso deroghe per l’estrazione petrolifera e deve ancora definire le aree adatte per lo sviluppo delle energie rinnovabili offshore”, denuncia l’associazione ambientalista.

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Warsamé Dini Casali