Mario Draghi alla Germania: “Servono misure straordinarie”. Intervista a Die Zeit

Mario Draghi alla Germania: "Servono misure straordinarie". Intervista a Die Zeit
Mario Draghi alla Germania: “Servono misure straordinarie”. Intervista a Die Zeit

ROMA – Mario Draghi alla Germania: “Servono misure straordinarie”. Intervista a Die Zeit. Intervistato da Giovanni Di Lorenzo, direttore di origini italiane del settimanale tedesco Die Zeit (pubblicata in Italia da Repubblica), Mario Draghi torna a difendere scelte e obiettivi cui sta impegnando la Banca centrale europea: politica espansiva monetaria (leggi l’imminente acquisto di titoli di stato) allo scopo di innalzare l’inflazione al 2%, livello considerato ottimale. Secondo Libero Quotidiano “ha scoperto le carte”, la Germania essendo il principale ostacolo alla realizzazione del piano.

Spiega perché bisogna accompagnare la crescita con una politica monetaria espansiva anche con il ricorso a mezzi non convenzionali. Si tratta dell’acquisto di titoli di Stato pubblici che sarà annunciato il 22 gennaio. “La Bce non ha «possibilità di azione illimitate per riportare l’inflazione dell’eurozona verso l’obiettivo del due per cento”. Non ha dubbi Draghi anche se ammette che all’interno del direttivo ci sono differenti posizioni su come rispettare il mandato dell’istituto «ma le possibilità che abbiamo di agire non sono illimitate. (Libero Quotidiano)

Nell’intervista non mancano gli accenni personali. L’eccellenza a scuola dove era compagno di Luca di Montezemolo che lo descrive come primo della classe. L’infanzia difficile segnata dalla morte di entrambi genitori. L’esperienza negli Stati Uniti e la cultura del lavoro (“lì ho imparato cosa significa lavorare e cosa significa lavorare sodo”). Ma tornando ai temi economici, Draghi tiene a presentarsi come neutrale (“non sono l’agente dell’Italia”) e rivendica la improrogabilità delle scelte che terrorizzano i tedeschi, invitati ad avere più coraggio.

In Germania la gente si chiede come sia possibile premiare Paesi con una gestione economica fallimentare, che da decenni procrastinano le necessarie riforme, concedendo loro crediti e bassi tassi di interesse a spese di quei Paesi che hanno lavorato sodo e si sono sacrificati.

«Non è così. Anche grazie alla stretta vigilanza ad opera dei governi questi Paesi laboriosi hanno dovuto pagare poco o niente. Ma anche le istituzioni europee hanno avuto un ruolo. La BCE finora non ha passivi e ogni anno distribuisce utili di miliardi ai suoi membri. Anche alla Bundesbank, che li trasferisce al ministero delle Finanze e quindi ai cittadini tedeschi che ne traggono vantaggio tramite crediti pubblici e privati straordinariamente favorevoli. E pensi anche ai saldi del sistema target 2».

Però quello che più disturba i tedeschi sono i bassi tassi di interesse e lei due settimane fa ha dichiarato all’Handesblatt che resteranno tali.

«Bisogna fare una distinzione tra gli interessi stabiliti dalla nostra politica monetaria e quelli dei titoli a lungo termine, che vengono stabiliti dal mercato. Questi ultimi sono importanti per i risparmiatori. Oltre alle nostre direttive esistono due motivi fondamentali per cui gli interessi a lungo termine sono bassi: In primo luogo perché tutti i Paesi del mondo e soprattutto quelli dell’Eurozona portano denaro in Germania e investono in questi titoli — di conseguenza gli interessi scendono.

In tempo di crisi la Germania assume il ruolo di porto sicuro. Quando tornerà la fiducia non dovrebbe essere più così. In secondo luogo gli interessi a lungo termine sono bassi perché sfortunatamente l’inflazione e la crescita economica si prevedono molto ridotte. Non appena la nostra politica monetaria porterà il tasso di inflazione nuovamente vicino al due per cento e l’economia riprenderà a crescere si tornerà a tassi di interesse normali». (Intervista a Mario Draghi, Giovanni Di Lorenzo, Die Zeit-Repubblica)

 

Gestione cookie