Mario Draghi chi è, l’uomo del whatever it takes a cui il presidente Mattarella si è dovuto rivolgere

Mario Draghi chi è: L’uomo che ha salvato l’Europa dovrà ora salvare l’Italia. E se prima si trattava ‘solo’ di crisi economica, ora c’è quello e molto di più. Mario Draghi, economista e banchiere romano classe 1947, laurea alla Sapienza e dottorato al Mit di Boston, aveva affidato le sue ultime parole alla stampa proprio sul Recovery Fund, quel Next Generation Eu su cui si è scatenata la guerra che ha portato un piccolo partito come Italia Viva ad affondare il governo Conte. 

Una crisi sanitaria, sociale ed economica attende Draghi, che aveva lasciato la presidenza della Bce a Christine Lagarde nel 2019 affidando le decisioni sul proprio futuro alla consorte. “Chiedete a mia moglie”, aveva risposto ai cronisti che lo interpellavano sulle proprie sorti. 

Aggiornamento ore 9:25

Mario Draghi: dalla Sapienza alla Bce

Orfano dei genitori a 15 anni, Mario Draghi, la sorella e il fratello sono stati cresciuti da una zia paterna. Liceo classico dai gesuiti, all’Istituto Massimo di Roma, si laurea alla Sapienza con Federico Caffè come relatore. 

Docente in diversi atenei italiani, negli anni Ottanta diventa direttore esecutivo della Banca Mondiale e nel decennio successivo Direttore generale del ministero del Tesoro all’epoca delle privatizzazioni. 

Ha trascorso i primi anni del terzo millennio in Goldman Sachs, per poi approdare come governatore alla Banca d’Italia, quindi al Financial Stability Board e poi alla Bce. 

Mario Draghi e il suo “whatever it takes”

Ma la sua immagine è diventata popolare nel 2012. Draghi debuttò con parole che non lasciavano adito a dubbi: “C’è un altro messaggio che vi voglio dare. Nell’ambito del nostro mandato, questo la Bce è pronta a fare qualsiasi cosa sia necessaria (whatever it takes) per salvaguardare l’euro. E credetemi, sarà abbastanza”.

A quelle parole seguì la politica del quantitative easing, con l’impegno dell’istituto centrale europeo e dei vari istituti nazionali europei a sostenere i loro titoli sul mercato.

Le parole sulla pandemia e sul Recovery Fund

Le sue ultime parole affidate alla stampa riguardavano proprio la pandemia di Covid-19: “Ci troviamo di fronte a una guerra contro il coronavirus e dobbiamo muoverci di conseguenza. Il costo dell’esitazione potrebbe essere irreversibile”, aveva detto in un intervento al Financial Times lo scorso marzo. 

Poi la scorsa estate aveva chiesto di focalizzare l’attenzione sui giovani, esortando i Paesi di intervenire per garantire liquidità alle imprese e sostenere i redditi, anche a discapito dell’aumento del debito. Quindi a dicembre, proprio parlando del Recovery Fund, aveva avuto parole chiare: “La sostenibilità del debito pubblico in un certo Paese sarà giudicata sulla base della crescita e quindi anche di come verranno spese le risorse di Next Generation Eu”. 

 

 

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