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Monti: “Pareggio nel 2013”. E lo spread non schioda da 376

di Elisa D'Alto |18 Aprile 2012 18:25

Mario Monti (Foto Lapresse)

ROMA – Mario Monti promette ambizioso: il pareggio di bilancio arriverà nel 2013, come da accordi con la Ue. Il mercato però gli risponde con uno spread a quota 376, un bel po’ oltre la soglia di sicurezza dei 340. Segno che la promessa non appare esattamente realistica, soprattutto dopo che il Fondo Monetario Internazionale ha parlato di un obiettivo raggiungibile, più realisticamente, non prima del 2017. Il pareggio di bilancio è l’impegno che hanno preso i Paesi Ue (tutti, tranne Gran Bretagna e Repubblica Ceca) a mantenere il deficit al livello del Pil. E quindi spese e entrate in equilibrio. Oggi nel nostro Paese è al 2,4%, ma causa recessione non è affatto scontato che il rapporto arrivi a zero tra un anno solamente. Lo lascia intravedere lo stesso Monti quando parla della nostra crescita al rallentatore: “Il disagio occupazionale tocca direttamente o indirettamente quasi la metà delle famiglie italiane” e non ci sarà “crescita fino al 2013″.

Ecco come Monti ha argomentato l’obiettivo sul pareggio di bilancio: ”Il governo precedente ha dovuto, voluto accettare, nella grave emergenza finanziaria della scorsa estate, l’obiettivo di portare i conti del settore pubblico in pareggio nel 2013, una meta ambiziosa che abbiamo reso realistica con gli sforzi ed i sacrifici richiesti ai cittadini”. Ma appena Monti ha parlato, lo spread ha galoppato fino a sfiorare quota 400. Il punteggio che separa i titoli di Stato tedeschi e quelli italiani ha aperto a 369 punti base (ieri chiudeva a 373) e nel tardo pomeriggio ha chiuso la seduta a 376.

Sul capitolo spread Monti coinvolge i partiti: ”La riforma elettorale, la riduzione del numero dei parlamentari, il finanziamenti ai partiti, eccetera, sono temi dei quali è primaria la responsabilità dei partiti, ma non pensino i partiti che questi temi siano cosa diversa o irrilevante” ai fini della ”credibilità” che conta anche per lo ”spread”. Come dire che per abbassare il temuto indice bisogna lavorare tutti. Così come di tutti è la responsabilità se non accenna a diminuire.

Va detto che la diffidenza dei mercati non colpisce la sola Italia. Le preoccupazioni ora coinvolgono il fronte Francia, alle prese domenica con le elezioni presidenziali. Dalle parti di Parigi i rendimenti dei titoli di Stato sono saliti in questi giorni fino al 2,9% (nella scadenza a 10 anni). Lo spread tra gli Oat francesi e il Bund tedesco è salito a 130 punti base. Grecia, Spagna, Italia, ora Francia. I mercati non si fidano. Resta in piedi la Germania, l’unica a vantare rendimenti al minimo storico, con lo 0,14%.

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