Maxi stipendi pubblici non pagano crisi: si riprendono i soldi della solidarietà

Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, e il Presidente del Consiglio, Mario Monti (Foto La presse)

ROMA – Arriva il rimborso per i maxi stipendi pubblici. Già la Corte Costituzionale aveva detto no ai tagli per i dipendenti pubblici con stipendi superiori ai 90 mila euro lordi. La bocciatura era giunta lo scorso 11 ottobre. Ora scatta anche il maxi-rimborso. Manca solo la firma della Corte dei Conti e quei trentamila dipendenti pubblici e magistrati che si erano visti colpire la busta paga per il famoso “prelievo di solidarietà” del 5 o del 10% saranno risarciti. Non saranno loro a pagare la crisi: lo ha stabilito un Dpcm, decreto del presidente del Consiglio firmato da Mario Monti e dal ministro dell’Economia Vittorio Grilli il 30 ottobre.

Scrive il Sole24Ore, che è in possesso del testo del dispositivo:

Il pagamento degli arretrati avverrà in due tempi: tre quarti del dovuto sarà reso entro il 2012 e il quarto restante nel 2013. Il costo dell’operazione, in termini di saldo netto da finanziare, è di 190 milioni l’anno per il 2012, 2013 e 2014, 60 milioni per il 2015 e 30 per il 2016. Il rimborso, oltre al taglio dei trattamenti economici superiori ai 90mila euro, riguarda anche gli adeguamenti automatici degli stipendi dei magistrati e il taglio dell’indennità giudiziaria. Due voci, queste ultime, che determinano i maggiori oneri del rimborso complessivo, visto che il solo «prelievo di solidarietà» costava 25 milioni l’anno dal 2011 in poi (era stata ipotizzata anche una sua proroga per il triennio 2013-2015, ora azzerata).

Osserva il Sole24Ore come la sentenza della Consulta sia giunta in concomitanza con la levata di scudi di alcuni magistrati: quasi 1.300 giudici che hanno innescato una catena di ricorsi al Tar lungo tutto lo stivale. Il nocciolo della questione era che: ok al contributo di solidarietà, ma perché farlo pagare solo agli statali? In pratica, non avendo esteso il prelievo anche ai privati, il governo ha varato una misura palesemente incostituzionale. Di qui il maxi-rimborso. Se non fosse che, per mettere in atto il provvedimento correttivo, bisognerà mettere mano a nuovi tagli lineari delle spese rimodulabili dei ministeri.

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