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I difensori dello “Stato sociale”: i medici greci professionisti della mazzetta

di Emiliano Condò |26 Aprile 2011 14:50

ATENE – La Grecia, che è alle prese con quella che è probabilmente la peggior crisi economica della sua storia, è costretta a stringere la cinghia. Su tutto. E in particolare sulla sanità, un buco nero che assorbe quasi il 6% del Pil. Tagli di posti letto, accorpamenti di ospedali, medicinali col contagocce e medici sul piede di guerra. I camici bianchi scendono in piazza e protestano per difendere lo stato sociale, l’assistenza sanitaria. Ma questi paladini della giustizia assomigliano più a tanti piccoli sceriffi di Nottingham che a Robin Hood. Protestano per i tagli alla sanità di mattina e al pomeriggio chiedono, anzi esigono, “una piccola offerta” per assicurare un posto letto. Una risonanza magnetica? Cinquanta euro e niente fila. Doglie, frattura o semplice mal di pancia? Bustarella e il posto letto è assicurato. “Italiani, greci, una faccia, una razza…” recitava il film Mediterraneo. Una faccia e una razza, ma anche una cattiva abitudine comune: la mazzetta? In Italia la “mazzetta medica” non c’è se non in casi eccezionali. Ma comune è la cattiva abitudine di gridare allo “Stato sociale ferito” ogni volta che si tocca un privilegio o uno spreco.  La realtà greca è differente e persino peggiore della nostra, complice la gravissima crisi economica che ha colpito il paese di Socrate e Platone. Ma i fintio difensori dello Stato sociale ci sono anche da noi.

La sanità greca era il buco nero dell’economia di Atene e come tale bisognava intervenire ma, più del bisturi, è stata usata l´accetta: accorpamenti di ospedali (“con i soldi che ci sono possiamo salvarne in Attica solo il 60%” afferma il ministro al welfare Andreas Loverdos), tagli ai costi delle forniture di medicinali (la Grecia è il paese dell´Ocse che li paga di più). E, come ovvio e giusto, i dottori sono scesi in trincea contro la riforma Papandreu. “Siamo in 7mila per 5 milioni di pazienti, no a nuovi tagli” è lo slogan di Manolis Kalokerinos, presidente del sindacato panellenico dei medici. Nonostante gli scioperi la riforma è però passata lo stesso. Forse perché, stranamente, i camici bianchi sono stati lasciati soli nella loro protesta, senza l’appoggio dei cittadini. E ora che la riforma è stata approvata, accusa l´esecutivo, siamo al boicottaggio sulla pelle dei malati. Un esempio? Tre settimane fa sul tavolo di Loverdos è arrivata una letterina di Eleni Rogdaki, direttrice dell’ospedale Alexandra: “Non siamo più in grado di garantire il servizio ai cittadini – il laconico testo –. Mancano le scorte e non ci sono letti”. Peccato che quando l´ispettore del ministero Aris Musionis si è presentato in loco ha trovato gli armadi pieni di farmaci e 37 letti liberi. Morale: lettera di licenziamento per Rogdaki e un’inchiesta sui medici che avrebbero fomentato lo sciopero bianco. Sicuramente un caso isolato. Di certo un mezzo sbagliato nella lotta per il raggiungimento di un giusto fine. O forse no? I medici greci, e la freddezza dei cittadini nei loro confronti ne è la prova, più che difendere il diritto alla salute dei loro concittadini, stanno difendendo i loro interessi particolari.

La “gente”, dopo anni di vessazioni in corsia, sembra infatti stare dalla parte di Papandreou. “I medici? Una casta” la fa breve Giorgos, un barista del lussuoso quartiere di Kolonaki. La tanto osteggiata riforma della sanità non introduce infatti solo misure per risparmiare, ma soprattutto misure draconiane per azzerare la vera metastasi del settore: la corruzione in corsia. Gli ambulatori ellenici, certifica Transparency International, generano un terzo del giro d’affari (632 milioni l´anno) della micro-corruzione ellenica.  “Speriamo funzioni – racconta un degente –. Sei mesi fa per prenotare la risonanza avevo solo una strada: pagare una bustarella sottobanco al radiologo. Ora aspetterò un po’, ma risparmio 50 euro”. “Niente mazzetta, niente posto letto – continua  –. Un fatto scontato come pagare il biglietto per il metro”. E se, oltre alle testimonianze e al comune sentire, oltre all’agire del Governo servissero ulteriori prove per certificare questa realtà, ci sono i dati. Il 48,5% dei ricoveri in Grecia nel 2009 è avvenuto sotto l´etichetta “urgente”, privilegio garantito solo a chi aveva oliato a dovere tutte le ruote necessarie. Setacciando i conti degli ospedali gli uomini del ministero hanno scoperto, dopo le sole prime 80 ispezioni, 1,67 milioni di euro di ricette false nell´area del Pireo e un milione di forniture gonfiate in un paio di cliniche di periferia. E se ancora non bastasse un’indagine fiscale del governo su 150 dottori che abitano in una prestigiosa zona  residenziale di Atene ha scoperto che più della metà dichiarava meno di 30mila euro e un terzo sosteneva di essere sotto i 10mila.

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