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Il falso non conosce recessione. In Italia giro d’affari per 7 mld

di Daniela Lauria |6 Dicembre 2011 18:43

ROMA – Il mercato della contraffazione solo in Italia vale tra i 3,5 e i 7 miliardi. La cifra risale al 2010 e non tiene conto della quota di merci contraffatte che partono dal nostro Paese. In barba alla crisi, il made in China si conferma il “migliore investimento”, in quanto fonte principale di merci contraffatte. Complice, l’exploit del commercio elettronico, che ha amplificato il fenomeno.

A fare il punto è Confindustria che, in occasione della Giornata nazionale anticotraffazione organizzata insieme al ministero dello Sviluppo economico, ha sfornato un’analisi sul mercato del falso. A confermare i numeri ci sono anche le stime del Wto che dicono che i beni contraffatti ammontano all’8% del commercio mondiale, mentre l’Ocse quantificava il giro d’affari a 250 miliardi, nel 2009. La Guardia di Finanza ha requisito nel 2009 un totale di 112 milioni di pezzi di cui 69 mln per contraffazione e più i 13 mln per la tutela del Made in Italy. Secondo il Censis la sconfitta della contraffazione garantirebbe circa 130 mila unità di lavoro in più. Se si riportasse sul mercato legale il valore della contraffazione stimato in Italia, ossia quei famosi 7 miliardi, inciderebbero sulla produzione nazionale, generando un valore aggiunto di circa 6 miliardi.

Abbigliamento e accessori, cd e dvd, alimentari e tabacchi ma anche farmaci e giocattoli sono i prodotti che fanno la fortuna di poche decine di “monopolisti del crimine”, in una filiera del falso che si fa sempre più pericolosa.

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