ROMA – La Germania chiude ogni porta all’ipotesi (ne parlava il Financial Times di ieri) di una dilazione di un paio di anni che permetterebbe alla Grecia di onorare i suoi impegni con più calma. Il nein ribadito dal portavoce del cancelliere Angela Merkel arriva, peraltro, in concomitanza con le critiche interne sulla gestione della crisi: l’Spd, (i socialdemocratici all’opposizione) l’accusano di minimizzare l’esposizione tedesca che fra aiuti, soccorsi e garanzie spenderebbe 1000 miliardi, tre volte tanto l’entità stimata dal governo.
Quindi una doppia doccia fredda: alle speranze di Atene per un ammorbidimento dei vincoli draconiani imposti, a quelle degli Stati alle prese con gli alti interessi sui debiti sovrani (Italia e Spagna) perché anche dal fronte socialista arriva un netto ripensamento per ulteriori piani di sostegno come l’acquisto da parte della Bce di titoli degli stati sofferenti. Lo ha promesso Draghi, ma il principale azionista, la Germania appunto, ne ha abbastanza di essere alla fine quella che si accolla il peso più gravoso. Segnali negativi arrivano dall’innalzamento del debito tedesco a seguito degli aiuti ad altri paesi: qualche investitore sta già cominciando a fuggire dal bund.
Per allentare la morsa su Atene si era speso anche l’ex cancelliere socialdemocratico Schroeder: consentire cioè alla Grecia di risanare i propri bilanci entro il 2016 invece che nel 2014. Ma, braccata all’interno dai suoi alleati e adesso dagli avversari socialisti, Merkel ha le mani legate. Di più di ciò che ha già concesso non cederà. Anche se le partite e le trattative, nonostante gli impegni formali già presi dai leader europei di concerto con la Bce, non sono ancora concluse. I nodi restano l’approvazione del fondo salva spread Esm, quello con la dotazione più grande, e l’intervento della Bce per l’acquisto dei titoli sul mercato primario, operazione per la quale serve una riforma che conceda alla Bce la licenza bancaria.
Intanto, la cancelliera, in visita in Canada, ribadisce la sua linea dura: “La Bce è completamente in linea con la Germania” sulla richiesta di condizioni in cambio degli aiuti ai paesi in difficoltà.
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