Le microplastiche non risparmiano neanche cibi vegani o alternative vegetali come il tofu. A suggerirlo è un nuovo studio condotto da ricercatori dell’Ocean Conservancy e dell’Università di Toronto e pubblicato sulla rivista Environmental Pollution. La ricerca ha analizzato campioni di proteine alimentari, rivelando la presenza di microplastiche nell’88% dei campioni testati, tra cui frutti di mare, carne di manzo, maiale, pollo ma anche alternative vegetali.
Contrariamente alle precedenti ricerche che si erano concentrate principalmente sui frutti di mare, questo studio ha esaminato una vasta gamma di fonti proteiche, evidenziando la pervasività delle microplastiche in tutti i campioni. Le preoccupazioni sulla potenziale esposizione umana a questi contaminanti si estendono ora a tutte le fonti di proteine, indipendentemente dalla loro origine.
La dottoressa Britta Baechler, biologa marina e direttrice associata di scienza delle materie plastiche presso l’Ocean Conservancy, ha sottolineato l’allarmante diffusione dell’inquinamento da plastica. Una scoperta significativa è stata la relazione tra il livello di trasformazione degli alimenti e la presenza di microplastiche.
Prodotti altamente trasformati, come bastoncini di pesce, crocchette di pollo, tofu e hamburger a base vegetale, hanno mostrato quantità significativamente superiori di microplastiche rispetto a quelli minimamente trasformati, sollecitando una riflessione sulla scelta di diete meno dipendenti da prodotti industriali.
La coautrice Madeleine Milne ha evidenziato la necessità di ulteriori ricerche per comprendere appieno la portata del problema, inclusi l’origine delle microplastiche e i potenziali rischi per la salute umana. Nonostante la tentazione di suggerire modifiche alimentari immediate per evitare le microplastiche, la conoscenza attuale rimane limitata, e ulteriori indagini sono essenziali per ottenere una comprensione completa della questione.
Le microplastiche identificate nei campioni erano principalmente sotto forma di fibre (44%) e frammenti di plastica (30%). Utilizzando dati di uno studio separato, gli autori stimano che un adulto americano potrebbe consumare in media 11.500 microplastiche all’anno, con un picco potenziale di 3,8 milioni all’anno considerando i livelli più elevati riscontrati in ogni tipo di proteina e i tassi medi di consumo.
Il dottor George Leonard, scienziato capo di Ocean Conservancy e coautore dello studio, ha sottolineato l’urgenza di affrontare la crescente crisi della plastica negli oceani e nell’approvvigionamento alimentare. L’invito all’azione è chiaro: ridurre l’inquinamento da plastica nelle sue diverse forme per garantire un futuro alimentare sicuro e sano per tutti i consumatori.
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