Minnesota chiuso per bancarotta, a spasso 24 mila dipendenti pubblici

Pubblicato il 14 Luglio 2011 - 11:29 OLTRE 6 MESI FA

MINNEAPOLIS – Chiuso per bancarotta, con tanto di dipendenti che portano via negli scatoloni le loro cose. Negli Stati Uniti al tempo della crisi è immagine triste ma non nuova. Non farebbe neppure parlare se non fosse per un dettaglio: a fallire non è una banca o un’azienda, ma uno dei 50 Stati dell’Unione, il Minnesota.

Si tratta di un fallimento pilotato, ed è il primo della Storia degli States. E le conseguenze non mancano: dai 24 mila dipendenti che perdono il posto fino ai lavori pubblici che si bloccano in corso passando per i parchi pubblici serrati da un giorno all’altro.

Il precedente del Minnesota inquieta proprio per il momento che stanno vivendo gli Usa: repubblicani e democratici trattano incessantemente sul debito ma l’accordo è lontano e Moody’s minaccia il taglio del rating. I repubblicani, però, ad imparare la lezione non pensano minimamente. Il default del Minnesota, infatti, è opera loro e dei loro venti anni di gestione dello Stato fatta di tagli alle tasse (dei più ricchi) e tagli ai servizi sociali (per tutti). I soldi, alla fine, non sono bastati più e gli elettori del Minnesota hanno pensato ad una retromarcia tardiva e troppo parziale.

Hanno eletto un democratico, Mark Dayton, che ha provato a invertire la tendenza. Non ce l’ha fatta anche perché i Repubblicani hanno detto no a qualsiasi ipotesi di aumento delle tasse. Dayton non aveva la maggioranza e alla fine si è arresto. Così il Minnesota chiude baracca, come se fosse un qualsiasi negozio di abbigliamento.