L’ultimo miracolo di Berlusconi: fa sparire la manovra che aveva firmato

ROMA-“Dica trentatre” gli ha detto un giornalista disposto a fargli uno sconto sulla cambiale che lui stesso ha firmato insieme a e davanti ai governi e leader di tutta Europa e Berlusconi si è abilmente e clamorosamente sottratto al “test della manovra”. “Ma quale trentatre…Trentatre miliardi di manovra? Non spaventiamo la gente con cose che non esistono, ci muoveremo intorno allo 0,7/0,8 del Pil”. Tradotto e calcolato per chi non sapesse l’entità del Pil: tra gli otto e i nove miliardi. Berlusconi non ha precisato se otto o nove miliardi in tutto entro il 2014 oppure otto, nove miliardi nel 2013 e nel 2014. Nel primo caso secondo il premier una manovra per annullare il deficit pari a un quarto di quanto calcolato dall’unione Europea, dal Fmi, da Bankitalia e dall’Ocse. Nel secondo caso la metà. Una secca e drastica autoriduzione. Miracolosa perché era stato Berlusconi e non altri ad annunciare poche settimane fa nella stessa sala delle conferenze stampa di Palazzo Chigi il suo impegno di governo ad azzerare il deficit di bilancio. Miracolosa autoriduzione perché non risulta che in qualche settimana siano esplose le entrate fiscali, ripartita alla grande l’economia, ricontratti gli impegni con l’Europa e i mercati internazionali. Un miracolo, al modico prezzo di tre miliardi subito, la manovra annunciata per il 2011. Paghi tre miliardi ora e ne risparmi venti o trenta domani: questa l’imperdibile offerta del capo del governo agli italiani.

Alla sola condizione di “sopportarmi fino al 2013” e sulla base di una consolidata esperienza perché per chi dovesse dubitare del miracolo della sparizione del deficit e sparizione della manovra Berlusconi ha voluto ricordare che: “Miracoli ne abbiamo già fatti e meriteremmo un monumento”. Miracoli in economia e in politica internazionale definita con modestia “eccezionale”. Se Usa e Russia oggi vanno d’accordo lo devono a Berlusconi spiega Berlusconi. Un po’ meno facile è trovare l’accordo con “quella cosa di Miccichè della quale comunque mi occupo oggi”. Un bilancio di soddisfazioni cui si è aggiunta anche quella minima di Santoro fuori della Rai: “Non posso dire che mi dispiaccia”.

Dunque il miracolo della manovra da quaranta miliardi di minor spesa pubblica dimezzata o ridotta a un terzo. L’aveva firmata per quaranta miliardi, poi deve aver deciso che la sua firma non valeva più. Ne saranno rassicurati i governi europei, la Bce di Draghi, i sottoscrittori di titoli pubblici italiani. Anzi, miracolo e mezzo perché se spariscono o quasi i tagli di spesa, appaiono i tagli di tasse. “Prima dell’estate” ha detto Berlusconi. In realtà ha detto “legge delega prima della pausa estiva”, il che vuol dire un progetto, un impegno, una promessa di governo di abbassare le tasse. Non proprio le tasse abbassate. Adesso Unione Europea, Fmi, Bce, Bankitalia, Ocse e mercati internazionali sanno che l’Italia e il suo governo sono fermamente intenzionati a rientrare di dieci/venti miliardi in tre anni invece che di quaranta e pronti a spendere almeno una decina di miliardi di meno tasse. Il mondo guarderà ammirato il nuovo miracolo, stupirà di fronte alla prontezza di un leader che prima firma e poi ci ripensa. Oppure il mondo ripenserà allo “scenario Standard & Poor’s”, quello che diceva che l’Italia oggi paga i suoi debiti e domani non si sa perché il suo governo e la sua politica vendono e campano di miracoli annunciati.

Gestione cookie