Moda, consumi in calo anche nel 2012

Pubblicato il 20 Aprile 2012 - 00:25 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – La moda, da simbolo dell’Italia, a settore che sembra risentire della crisi ancor più del resto della nostra traballante economia. Il primo risultato sono i prezzi, oramai fermi al palo a causa di consumatori disposti ad acquistare articoli solo davanti a sconti e promozioni imperdibili. È questa la preoccupante immagine di uno dei comparti più rappresentativi del nostro Paese che emerge dalle ultime statistiche presentate presso la sede di Sistema Moda Italia a Milano, il tradizionale appuntamento sulla situazione dei consumi di abbigliamento Italia. Possibile via d’uscita da questa pericolosa situazione di stagnazione: l’apertura sempre più marcata verso i mercati esteri.

Orizzonte incerto. Stando infatti alle previsioni del Fashion Consumer Panel, Osservatorio permanente di SITA Ricerca, nel 2012 le prospettive dei consumi per il settore della moda italiana sono ancora più fosche, con una riduzione del 2,3%, rispetto a quelle complessive che fanno segnare un calo dell’1,4%. Numeri che paiono il naturale proseguimento di un difficile 2011 nel quale l’abbigliamento è risultato uno dei comparti più penalizzati con consumi in calo del 3,4%. Una crisi della domanda in atto fin dal 2008, accompagnata da una crescita dei prezzi (più 1,1%) che, nonostante il rincaro delle materie prime, è risultata inferiore a quella complessiva, attestatasi sul 2,8%.

Dodici mesi travagliati. Il 2011 è risultato un anno a due velocità: infatti dopo una primavera-estate in linea con le ultime annate (-1%), a partire da agosto si è registrata una flessione “anomala” dei consumi (–5,5%). I prezzi sono cresciuti in maniera contenuta a causa del forte orientamento dei consumatori verso le promozioni (più 20%), che spesso hanno assunto forme particolari e innovative come la rottamazione, iniziative speciali per un singolo giorno o su un prodotto specifico, fino a veri e propri “gratta e vinci” e concorsi. Una situazione di “promozione continua” che ha però penalizzato i saldi tradizionali, come quelli del gennaio 2012. Gli unici canali di vendita in deciso progresso, grazie all’ottimo rapporto qualità-prezzo e alla vasta gamma di scelta, sono risultati gli outlet (+30%) e internet (+60%).

Verso l’estero. Lo scenario migliora se si estende l’ottica ai mercati esteri. Nel 2011, infatti, l’export è cresciuto su base annua del 9,3%, toccando anche un più 17,3% verso i Paesi extra Unione Europea. La spiegazione di questi dati in controtendenza rispetto alla situazione generale potrebbe essere dettata dal diverso atteggiamento che gli italiani stanno sviluppando verso l’abbigliamento rispetto ad altri Stati: secondo un’apposita ricerca che ha confrontato le scelte dei cittadini del Bel Paese e degli abitanti di alcuni altri Paesi è risultato che mentre i nostri connazionali vanno sempre più decisamente verso la contrazione degli acquisti, il “mood” è molto più positivo in Germania e, soprattutto, in Russia, dove al vestiario viene attribuito un valore sociale, importante per una zona nella quale è vivo il desiderio di raggiungere al più presto gli standard di consumo occidentali.

(Fps Media)