LONDRA – Monarchi degli Emirati, della Giordania e del Brunei, governatori delle banche centrali dell’Oman, della Malesia e della Nigeria, principi dell’Arabia Saudita e del Bahrein, emiri, sultani, capi di governo, banchieri e manager, tutti riuniti a Londra all’ExCel Centre per il vertice della finanza mussulmana che, per la prima volta, si svolgerà a Londra e non in Dubai. Basta guardare i “parcheggi” dello scalo londinese, dove sostano decine e decine di jet privati, per capire di cosa si sta parlando. I capitali arabi hanno salvato la Barclays, hanno movimentato le quotazioni immobiliari, hanno rilanciato Harrods aiutano le Olimpiadi con il villaggio degli atleti, consentono di progettare nuova vita (case di prestigio, negozi, ristoranti) per l’ex centrale elettrica di Battersea. Nel Regno Unito risiedono 2,8 milioni di cittadini musulmani. Diecimila hanno un patrimonio stimato dal Muslim Council of Britain di 3,9 miliardi di sterline.
David Cameron intanto, come scrive Fabio Cavalera sul Corriere, annuncia due regali: l’emissione per 200 milioni di sterline del primo «Sukuk», del primo bond emesso fra qualche mese, nel 2014, da un Paese non musulmano e che si aggancia alle norme etiche e religiose islamiche. Secondo regalo? La partenza dell’Islamic Market Index, l’indice delle società che rispettano la sharia.