Quando anche noi in Italia aboliremo l’uso dei monopattini elettrici? In Francia un recentissimo referendum è stato assai chiaro: a grandissima maggioranza, i nostri cugini d’Oltr’Alpe hanno detto no.
Non vogliono più vedere quei pericolosissimi “attrezzi” sulle strade di Parigi e anche delle altre città. I difensori a spada tratta di quell’infernale mezzo di locomozione prendono cappello ed esclamano: “Gigantesco errore, sono ecologici, economici e pratici”.
Sembra una difesa a favore dell’ambiente e assomigliano molto a quei personaggi che imbrattano i muri di Palazzo Madama e sporcano l’acqua della Barcaccia, uno delle opere più prestigiose di Roma nella centralissima piazza di Spagna.
Dovrebbe esserci da subito il divieto di vederli circolare. Al contrario, si prendono le decisioni a metà come avviene spesso quando si debbono affrontare problemi che potrebbero scontentare quelli che con i monopattini ci guadagnano eccome.
Vorremmo essere molto chiari a proposito: va bene prendersela con i monopattini, ma sarebbe doveroso puntare il dito anche contro coloro che hanno permesso una simile “crudeltà”. Abbindolando i giovani, facendogli credere quanto potesse essere più sollecita la mobilità in città.
Magari, per andare la mattina a scuola o all’Università e nel pomeriggio a trovare gli amici per scambiare con loro quattro chiacchiere. Eccolo l’inganno che ha persuaso chi ci guida ad approvare una legge che può apparire (e lo è) suicida.
Non c’è regola per i conducenti di questi mezzi. Paragonarli a coloro che si servono di una motocicletta o di un motorino è surreale. Non solo li si vede sbucare da ogni traversa senza la minima attenzione o invadere la carreggiata di una strada dove non potrebbero circolare. Ora, la novità è che spesso sono in due a viaggiare sul monopattino senza che mai qualche vigile urbano intervenga non soltanto per una multa salata ma anche per il sequestro del mezzo.
Così, i monopattini viaggiano indisturbati per la gioia di chi li adopera arrivando più in fretta ad un appuntamento o ad un qualsiasi altro incontro. Dunque in Italia, al contrario della Francia, ci si rende conto della pericolosità di questo attrezzo di locomozione, ma non si prende il toro per le corna, abolendolo dall’oggi al domani.
No, si prendono provvedimenti a metà per non scontentare nessuno. Dovrebbe entrare presto in funzione la targa per individuare il mezzo e il casco obbligatorio per chi li guida. E’ così? Nemmeno per sogno. Abbiamo usato il condizionale proprio perché tra l’approvazione di una legge e la sua entrata in vigore passano settimane se non mesi o anni.
A Roma, come a Torino e a Palermo, queste limitazioni sono state già attuate? La risposta è un no secco. Forse diventeranno obbligatorie quando purtroppo avverrà un incidente di grosse proporzione. Ma in quel caso (che noi speriamo di non raccontare mai) chi dovrebbe salire sul banco degli imputati? Un giovane ammaliato dal monopattino o chi ha inventato e ne ha permesso la circolazione?
E’ di moda in questi tempi parlare di intelligenza artificiale, una grande rivoluzione pari a quella della carne in provetta o di cibi creati in laboratorio. Okay, nessuno vuole respingere i traguardi della scienza e delle sue ricerche, ma oltrepassare il limite non è conveniente, anzi è delittuoso. Allora, invece di parlare dei progressi che potremmo fare un giorno con il nostro cervello, cerchiamo di usare quello attuale (forse meno brillante), ma pratico: togliamo di mezzo il monopattino prima che sia troppo tardi.
Che cosa si intenda con il “troppo tardi”non è difficile comprenderlo.