«Da quando noi siamo alla Fiat non ho ricevuto un euro dallo Stato». Il presidente della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, interviene così sulla questione degli incentivi che sta creando frizioni con il governo. Ieri l’ad Sergio Marchionne, dopo averli chiesti con insistenza, era stato chiaro: «Degli incentivi si può fare a meno». Oggi il responsabile delle relazioni istituzionali di Fiat, Ernesto Auci, insiste: «Mai chiesto nulla».
E così tocca a Montezemolo lanciare segnali di distensione all’esecutivo: «C’è un rapporto molto chiaro e molto positivo, di dialogo e di confronto». In attesa del primo piano strategico col quale il 21 aprile prossimo Marchionne farà sapere come si muoveranno nei prossimi quattro anni Fiat e Chrysler accomunate dal destino di alleate dopo l’accordo di luglio. Poi Montezemolo sembra fare un riferimento alla crisi che sta colpendo lo stabilimento di Termini Imerse: «Le scelte industriali, che servono a mantenere competitiva un’azienda, non possono essere disgiunte dal farci carico dei problemi delle nostre persone». E proprio intorno allo stabilimento siciliano la tensione resta alta. Stamattina si terrà un vertice romano fra governo, azienda e sindacati. Dal vertice di oggi ci si attende di conoscere maggiori dettagli sulle proposte – sarebbero sette al momento – presentate da aziende interessate ad insediarsi nella zona industriale termitana al posto della Fiat.
Ieri l’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, ha confermato la linea dura dell’azienda: «Termini chiuderà – ha detto – ma Fiat è pronta a farsi carico, insieme al governo, dei costi sociali di questa scelta».
Sul futuro dell’azienda: «La Fiat -ha sottolineato Montezemolo- è e rimane italiana, non solo perché è l’unica azienda automobilistica al mondo che si chiama Fiat, Fabbrica Italiana Automobili Torino, ma soprattutto perché da quando sono presidente della Fiat e Marchionne amministratore delegato, parlo della seconda metà del 2004, noi abbiamo investito nel mondo 25 miliardi di euro, di cui oltre sedici in Italia. Quindi due terzi sono stati investiti in Italia e intendiamo nei prossimi anni proseguire su questa strada. Tutto il resto sono chiacchiere che non voglio nemmeno commentare».
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