Tasse e lavoro, il governo “studia un taglio del cuneo fiscale da 10 miliardi”

Pubblicato il 21 Agosto 2012 - 09:39 OLTRE 6 MESI FA
Mario MKonti (Foto Lapresse)

ROMA – Il governo Monti starebbe studiando un taglio del cuneo fiscale, cioè della differenza tra i contributi versati dalle imprese e lo stipendio netto incassato dai dipendenti. Lo scrive il Corriere della Sera.

Secondo il quotidiano, la misura sarebbe appoggiata da Pd, Pdl, sindacati e imprese, e anche dall’Unione Europea. Facendo pagare meno tasse ai dipendenti e meno contributi alle imprese si incentiverebbero i consumi e si ridurrebbe il costo del lavoro.

In base ai dati dell‘Ocse, il cuneo fiscale italiano è molto più alto della media Ue: il 47,6% contro il 41,7%. Peggio di noi fanno però Francia e Germania, dove il cuneo fiscale è rispettivamente del 49,4% e del 49,8%.

Il taglio del cuneo fiscale, sottolinea il Corriere della Sera, sarebbe anche in grado di ripagarsi da solo, grazie all’aumento indotto delle entrate fiscali. Questo però dopo un po’ di tempo: il problema del taglio del cuneo fiscale è proprio che all’inizio costa molto.

Nel caso del governo Monti, il taglio ipotizzato, secondo il Corriere della Sera, sarebbe di dieci miliardi, e porterebbe in due anni ad un aumento del prodotto interno lordo dell’1,5%.

Un altro problema del taglio del cuneo fiscale è la sua limitatezza: infatti ne beneficerebbero solo i contribuenti con un rapporto di lavoro dipendente. Ne resterebbero invece esclusi i lavoratori autonomi e i pensionati.

Per di più, sottolinea il Corriere della Sera, il taglio del cuneo fiscale attenuerebbe la progressività delle imposte, portando più vantaggi a chi ha redditi più alti. Infine, ultimo lato negativo: non ci sono garanzie che le imprese investano i risparmi sui contributi versati in miglioramenti nella produzione o nella qualità dei prodotti. Come ricorda il Corriere, tutt’oggi  c’è chi si domanda dove siano finiti i 6 miliardi di sgravi concessi alle imprese dal taglio del cuneo nel 2007.