ROMA – Perché oggi continua la sfida del tir selvaggio se ieri il governo ha concesso ciò che i camionisti pretendevano? Blocchi autosdradali, forconi inalberati, simboli borbonici, trattori lumaca, ad Asti c’è perfino scappato il morto: sappiamo tutto della protesta degli autotrasportatori, ma su quale sia, in concreto, l’oggetto della protesta, buio pesto. Sappiamo, genericamente, che padroncini e conducenti non ce l’hanno con le liberalizzazioni. Ce l’hanno con il governo Monti per l’innalzamento dell’Iva (che vale per tutti) e l’aumento del prezzo del gasolio (che vale per tutti ma per chi guida un veicolo a maggior ragione).
Una guerra sulle accise, dunque, cioè su quelle imposte indirette che colpiscono la fabbricazione e la vendita di certi beni, dalle sigarette ai carburanti. Ora, gli aderenti alle proteste, riuniti sotto la sigla Trasporto Autonomo, chiedono sconti sul gasolio e sul premio Rc auto, due voci che, evidentemente, incidono direttamente sui costi della loro attività riducendone i profitti. Cosa ha fatto il Governo in merito? Ha inserito nel decreto il rimborso trimestrale delle accise, il taglio del premio Rc Auto, il rimborso dei crediti.
Quindi, camionisti e padroncini “o non sanno o fanno finta di non sapere” rileva Alberto Orioli sulla prima pagina del Sole 24 Ore. Trasporto Autonomo organizza settemila operatori: per fare un confronto, Unatras conta 90 mila associati. TA è un po’ il sindacato di base della categoria, opposto e distinto dalle sigle più classiche riunite nell’Unione Nazionale che aveva aderito allo sciopero a dicembre ma poi lo ha sospeso proprio in virtù degli aggiustamenti e delle correzioni del governo.
Non sanno o fanno finta di non sapere. Orioli si chiede, a questo punto, cosa ci sia dietro le agitazioni eclatanti di questi giorni: la presenza di soggetti vicini alle cosche nei presidi più agitati non può delegittimare un’intera categoria ma getta ombre pesanti su strumentalizzazioni che sarebbe preferibile evitare. Il presidente degli industriali siciliani Lo Bello ha rilanciato l’allarme e, a parte la colorita indignazione di qualche improvvisato leader, non ha ancora ricevuto le rassicurazioni attese.
Il fatto è che gli autotrasportatori in sciopero, esercitando un loro diritto, fanno leva su una capacità di interdizione in grado di bloccare un paese. Pur essendo largamente minoritari, sono comunque una fetta sul totale dei giganti della strada in circolazione in Italia, che sono sono più di 250 mila. Anche una quota minore del 10% rappresenta un’arma letale. Sfruttano il loro potere assoluto sulla circolazione delle merci nazionali: l’86% del trasporto corre infatti su gomma. E se vince la logica del forcone cosa dovranno pensare i milioni di pensionati che si sono accontentati di un piccolo sciopero di qualche ora?