SIENA – L’assemblea degli azionisti della banca Mps, tenutasi sabato mattina a Siena, ha bocciato il maxi-aumento da 3 miliardi rinviandolo a luglio. Salta quindi il piano di Alessandro Profumo, che a questo punto è sempre più vicino all’addio. Anche se il diretto interessato ha smentito: “Dimissioni? Se ne parlerà nelle sedi opportune. Valuteremo cosa fare a gennaio”. ”Da dove arrivino i 3 miliardi mi interessa poco: se la banca è ben gestita e arrivano i 3 miliardi resta a Siena altrimenti sparisce”, ha spiegato ancora Profumo.
L’idea della Fondazione ha ottenuto un plebiscito: ha votato a favore l’ 82,04% del capitale presente in sala, contrario l’1,07%.
Lo scontro fra il Consiglio di amministrazione della banca che puntava su gennaio e la Fondazione Mps, primo azionista, che vuole aspettare giugno è sui tempi di attuazione.
Antonella Mansi, presidente della Fondazione Mps
”La proposta del consiglio d’amministrazione della banca non ha oggi alcuna possibilità di essere approvata”.
E alla fine del suo intervento i piccoli azionisti, in prevalenza tutti di Siena, presenti hanno applaudito Antonella Mansi, già prima del voto formale, in realtà scontato visto il dominio della Fondazione col suo 33,5%.
Antonella Mansi ha detto ai giornalisti, entrando in assemblea:
”Il nostro non è mai stato un atto di sfiducia nel management, l’ho detto mille volte e lo preciso anche oggi”.
I giornalisti le avevano chiesto se il voto contro i tempi dell’aumento proposti dal presidente di Mps Alessandro Profumo sia un atto di sfiducia nei confronti del presidente stesso:
”Oggi esiste purtroppo un’indiscutibile necessità dell’ente di badare alla propria sopravvivenza, è una nostra precisa responsabilità. Speriamo comunque che questo si possa conciliare nel tempo con l’interesse della Banca a cui noi teniamo molto perché è il nostro primo asset”.
In altre parole: prima gli interessi del principale azionista, la Fondazione, poi quelli della banca di cui negli anni hanno fatto un po’ tutti carne di porco. Ma per Antonella Mansi è tutto chiaro e ha idealmente stracciato Antonella Mansi si riferiva il parere legale di Pier Gaetano Marchetti presentato da Alessandro Profumo il 24 dicembre nel quale si ipotizzava il rischio di ‘conflitto di interessi’ della Fondazione:
”Qui dovremmo parlare non di conflitto di interessi ma semmai di ‘conflitto di doveri’. Per noi la tutela dell’integrità del patrimonio non è un optional. Non potete chiederci di far crollare proprio noi l’edifico che ci è stato dato dalla legge”.
Fondazione Mps, che detiene il 33,5% del capitale di Banca Mps, ha un debito di 339 milioni con 12 banche creditrici.
La Fondazione chiede tempo per trovare soluzioni alla propria delicata situazione finanziaria.
Banca Mps, comunque, deve realizzare l’aumento di capitale da 3 miliardi su richiesta dell’Unione europea, che ha concesso tempo fino al primo trimestre 2015. Ergo:
”Se oggi si delibererà l’aumento di capitale, questo potrà avvenire solo secondo la proposta presentata dalla Fondazione” ovvero dopo il secondo trimestre.
”La speculazione” sul titolo di Banca Mps ”c’è purtroppo stata, con una riduzione del prezzo di oltre il 20% che ha danneggiato inevitabilmente tutti gli azionisti della Banca e che ha portato la Fondazione a richiedere più volte l’intervento della Consob a tutela di tutti gli operatori”.
La Fondazione, ha proseguito Antonella Mansi,
”avrebbe potuto semplicemente limitarsi a votare contro la proposta del consiglio anziché farsi carico responsabilmente di una proposta alternativa, che tenga ferma comunque l’operazone di aumento di capitale progettata dalla banca”.
”L’odierna assemblea non deve rappresentare comunque un punto di arrivo ma, a nostro giudizio, un nuovo punto di partenza, per un cammino che, almeno per quello che ci riguarda, intendiamo riprendere insieme, in lealtà e trasparenza, più forti di prima”.
”La Fondazione non si tirerà indietro e perseguirà con tenacia e solerzia l’implementazione dei propri piani strategici, con il forte auspicio di mantenere comunque un ruolo di azionista rappresentativo all’interno della futura compagine azionaria della banca e con l’obiettivo già indicato di tornare a essere il motore di sviluppo di questo territorio”.
”E’ veramente molto difficile pensare che il terzo gruppo bancario italiano non riesca a trovare nella seconda finestra, dal maggio 2014, un consorzio di banche in grado di sostenere l’aumento, oltretutto disponendo di una generosa dotazione di commissioni”.
Antonella Mansi ha negato che si debba per forza procedere all’aumento di capitale da 3 miliardi entro il primo trimestre 2014.:
Bruxelles ha indicato che l’ aumento di capitale deve avvenire entro il 2014 privilegiando però ”la necessità di individuare le migliori modalità e tempistiche” nell’interesse di tutti i soci e della banca. ”L’indicazione temporale dettata dalla Commissione Europea, che prevede che l’aumento di capitale si chiuda entro il 2014 (e al limite entro il primo trimestre 2015), ha tenuto conto di tali aspetti, privilegiando comunque, nella complessità della situazione contingente, la necessità di individuare le migliori modalità e tempistiche per un positivo completamento dell’operazione per la Banca e per tutti gli stakeholder”.
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